Politica

Diego Fusaro punta alla politica e si candida a sindaco di Gioia Tauro

Il tele-filosofo ha avviato la campagna elettorale che lo vede candidato a sindaco con la lista “Risorgimento meridionale per l'Italia”, il suo ultimo esperimento politico. E sulla 'ndrangheta dice: "È solo sopraffazione: Gioia Tauro ha bisogno di ripartire dalla cultura e dalle sue radici”

Diego Fusaro punta alla politica e si candida a sindaco di Gioia Tauro

A lui sicuramente piacerebbe il richiamo alla “Repubblica”, nel passo in cui Platone auspica che il governo sia affidato ai filosofi: poiché sono loro “coloro che sanno cogliere ciò che è sempre immutabile, mentre non lo sono coloro che vagano nell’infinita varietà del molteplice, chi di loro deve essere posto alla guida dello Stato?». Diego Fusaro, il 'telefilosofo' da anni presenza fissa di talk e salotti tv, non ha forse ambizioni così grandi, ma certo si ritiene all'altezza di governare Gioia Tauro, controversa cittadina calabrese capace di ospitare alcuni tra i più feroci clan di 'ndrangheta ma anche una delle più importanti infrastrutture portuali del bacino del Mediterraneo, nella quale, proprio oggi, la guardia di finanza ha sequestrato 450 chili di cocaina dal valore di 90 milioni di euro.

Fusaro, ieri, ha avviato la campagna elettorale che lo vede candidato a sindaco con la lista “Risorgimento meridionale per l'Italia”, una sorta di esperimento politico che ha tra i suoi artefici lo scrittore ed ex assessore di Gioia Francesco Toscano. Nella sala in cui Fusaro si è presentato agli elettori erano presenti molti sostenitori del nuovo progetto politico e gli animatori del think tank di cui il filosofo fa parte. C'erano l'ex parlamentare europeo e giornalista (oggi dirige Pandora Tv) Giulietto Chiesa, lo scrittore 'meridionalista' Pino Aprile, l'ex ambasciatore in Cina Alberto Bradanini, il presidente del Parco nazionale d'Aspromonte Giuseppe Bombino.

L'obiettivo di Fusaro è creare una formazione politica lontana da qualsivoglia legame con i vecchi sistemi di potere di Gioia Tauro, che il 26 maggio tornerà al voto dopo un lungo commissariamento seguito allo scioglimento del consiglio comunale per infiltrazioni della 'ndrangheta, avvenuto nel 2017. “Questo laboratorio politico-culturale – spiega Toscano, designato quale vicesindaco in caso di vittoria di Fusaro – ha come obiettivo quello di favorire il riscatto del Mezzogiorno in un'ottica non rivendicativa. Noi non vogliamo vendicare il modello che l'unità d'Italia ha fatto pagare al Sud nel 1861. Noi diciamo che se non riparte il Sud non riparte l'Italia, quindi vogliamo favorire la ripresa del Mezzogiorno, altrimenti il rischio è che il cuore di questo impero franco-tedesco, mascherato da Unione europea, faccia contro l'Italia tutta ciò che i piemontesi fecero al Sud”. E Gioia Tauro, in questo scenario, ha un valore “simbolico e paradigmatico”, perché “è uno dei luoghi più complicati d'Italia, in cui esiste una mafia pervasiva e un tessuto sociale sfilacciato. Se riusciamo a rigenerare questo posto, allora vuol dire che i nostri semi potranno attecchire ovunque”.

Fusaro confessa di aver deciso di impegnarsi nella politica calabrese “soprattutto grazie al coinvolgimento dell'amico Francesco e all'amicizia e alla fiducia che ci lega. È un intellettuale serio e onesto che lotta in nome della democrazia e della difesa del territorio. Mi è sembrata quindi cosa giusta e buona accettare il suo invito insieme a Giulietto Chiesa, a Pino Aprile e ad altri intellettuali non organici al sistema”. Il programma di governo? “Sarà quello di una rivalorizzazione della cultura e di una difesa del territorio contro l'interesse globalista che finora prevale in tutta Italia. Lanceremo nuovi progetti culturali”. Quanto alla criminalità organizzata, Fusaro ha chiarito bene cosa ne pensa durante la presentazione di ieri: “La 'ndrangheta è solo sopraffazione.

Gioia Tauro ha bisogno di ripartire dalla cultura e dalle sue radici”.

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