Salute

La dieta mediterranea? Va forte in Svezia

Allarme dei dietologi: mangiano sano solo i bambini dell'Europa del Nord

La dieta mediterranea? Va forte in Svezia

È finita. I più ricchi d'Europa non lo siamo più da tempo, ma ci consolavamo pensando di essere i più sani e quelli che mangiavano meglio. Grazie alla dieta mediterranea dei nostri nonni, a base di frutta e verdura, cereali integrali, legumi e olio di oliva, che un tempo si definiva «povera» ed è risultata essere ricchissima per la salute. Peccato che noi Europei del Sud, i suoi inventori, non la seguiamo più. O quanto meno non la seguono più i nostri figli. Che al pane e pomodoro preferiscono hamburger e patatine, pizza, salumi e le temibili merendine.

L'allarme è stato lanciato dall'Ufficio regionale per l'Europa dell'Oms, Organizzazione mondiale per la sanità. Che ha citato i dati più recenti (anni 2015-17) e (per noi) allarmanti del Childhood Obesity Surveillance initiative, uno studio che da dieci anni misura peso e altezza di 250mila bambini di età compresa tra i 6 e i 9 anni in 38 Paesi europei.

Risultato? Italia, Spagna, Grecia, Cipro, Malta e San Marino presentano i tassi di obesità infantile più alti, con un bambino su 5 affetto. Meglio va il Nord Europa: in Francia, Norvegia, Irlanda e Danimarca la percentuale scende dal 18-21 per cento al 59 per cento per entrambi i sessi.

Insomma la dieta povera, data per scontata nelle nostre campagne e «scoperta» negli anni '70 da due americani, i coniugi Ancel e Margaret Keys, lui biologo lei chimica, da quando si è scoperto che è tanto sana non ci piace più. Non sembra essere tanto una questione di gusto, quanto di stili di vita. Perché per cucinare caponata e pasta e fagioli ci vuole troppo tempo. E noi non ce l'abbiamo più. Un dato confermato dall'aumento dei consumi fuori casa. Preferiamo prenderci una cosa al bar o al ristorante, oppure ricorriamo al piatto confezionato. Poi magari non sappiamo dire di no alla creatura quando strepita per la bevanda gassata (tra le prime sul banco degli imputati quando si tratta di obesità infantile) o il dolcetto.

Il dottor Joao Breda, a capo dell'European Office for Prevention and Control of Non communicable Diseases dell'Oms dopo aver sparato un tantino a zero al Congresso europeo sull'Obesità a Vienna («La dieta mediterranea per i bambini di questi Paesi è morta, la seguono di più i bambini svedesi»), smorza i toni. Perché le cose negli ultimi anni sono migliorate, «segno dei grandi sforzi fatti per prevenire l'obesità infantile». Poi en passant manda un messaggio alla «mamma italiana» secondo la quale «ogni scarraffone è bello»: «è fondamentale aumentare il consumo di frutta e verdura nei bambini ma anche la consapevolezza dei genitori, visto che i dati mostrano che molte madri non riconoscono l'obesità nei loro figli». Intanto, in Italia l'aspettativa di vita resta tra le più alte al mondo: 84,9 anni per le donne e 80,6 per gli uomini. Dal 2016 i consumi di pesce, frutta e verdura sono aumentati. Permettendo agli italiani di guadagnare altri 1,6 anni di vita. Però alla fine, è un problema (anche) di educazione. Le maestre parlano di frutta e verdura che finisce nei cassonetti e le polemiche sulla mensa scolastica sono all'ordine del giorno. Chissà se a scuola i piccoli svedesi sono choosy come i nostri.

Di sicuro sono più magri.

Commenti