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"Per difendere la Carta, invece la viola. L'effetto paradossale della legge Fiano"

Il presidente dell'Unione delle Camere penali boccia radicalmente la norma che vieta la propaganda del fascismo: "È incostituzionale"

"Per difendere la Carta, invece la viola. L'effetto paradossale della legge Fiano"

Il 7 febbraio scorso, si è svolta, presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, l'audizione dell'Unione delle Camere Penali Italiane sul disegno di legge n. 3343, la cosiddetta legge Fiano. L'oggetto era quello relativo all'introduzione dell'articolo 293-bis del codice penale, il contestato «Reato di propaganda del regime fascista e nazifascista». Abbiamo intervistato l'Avvocato Beniamino Migliucci, presidente dell'Ucpi, in merito alla costituzionalità della norma e all'opportunità stessa della sua esistenza dal punto di vista del diritto.

Presidente Migliucci, cominciamo inquadrando lo spirito di questo Ddl?

«Si tratta di un'estensione della punibilità penale che incide anche sulla libera manifestazione del pensiero e perfino sulla produzione di gadget che evocano immagini riconducibili al ventennio».

Lei, come presidente dell'Ucpi, ritiene possano esserci profili di incostituzionalità all'interno del Ddl?

«Proprio per il fatto che determina una punibilità in relazione a semplici manifestazioni libere del pensiero abbiamo sottolineato, in occasione della audizione presso la Commissione Giustizia della Camera dei Deputati, che la norma presenta a nostro avviso evidenti profili di incostituzionalità».

Una legge su reati simili esiste già, la celebre «Scelba». Non è più sufficiente?

«La legge Scelba puniva penalmente quelle attività che fossero in concreto prodromiche alla ricostituzione del disciolto partito fascista e per questo la Corte Costituzionale l'aveva ritenuta legittima trattandosi di condotte che andavano aldilà in una semplice manifestazione di un'opinione. Certamente la normativa vigente si è rivelata idonea per oltre 60 anni alla propria funzione ovvero evitare la ricostituzione di formazioni o movimenti politici di natura antidemocratica come il partito fascista d'altra parte, se così non fosse stato, un presidente antifascista come Pertini si sarebbe accorto dell'esistenza di un vuoto normativo».

E allora cosa può aver spinto il Pd, dal punto di vista legislativo, a promuovere il Ddl?

«Non conosco le ragioni che abbiano spinto il Pd a promuovere un tale disegno di legge, ma quello che mi pare si debba sottolineare è che il legislatore e la Corte Costituzionale nei primi anni 50, in un momento in cui la guerra era conclusa da poco e le ferite prodotte dal regime fascista erano ancora in parte aperte nella coscienza delle persone, sono stati bene attenti a tutelare anche i principi che regolano la nostra Costituzione e a non soffocare la libertà di pensiero anche quando questo pensiero era rivolto ad inneggiare proprio le figure e i simboli che avevano determinato da poco grandi sofferenze per gli italiani».

Quali saranno gli effetti nel caso la legge entrasse in vigore?

«Effetti paradossali per i quali chiunque dovrebbe stare attento ad esprimere giudizi o apprezzamenti di favore rispetto al regime o anche a porre in essere qualsivoglia manifestazione esteriore che ne ricordasse i simboli ma si arriverebbe, addirittura, all'assurdo per che la semplice produzione di gadget rappresentanti tali simboli sarebbe, di per sé, già penalmente rilevante».

Avete in programma un'audizione anche al Senato?

«Certamente ove la Commissione Giustizia del Senato ritenesse di invitarci in audizione, come è solita fare su disegni di legge che riguardino il penale, riproporremo le nostre argomentazioni che sono fortemente supportate dalle pronunce che la Corte Costituzionale ha già reso in relazione alla legge Scelba.

in merito alla quale affermano la legittimità, ma anche i limiti entro in quali tale legittimità può essere riconosciuta ovvero che non si tratti di punire la mera manifestazione del libero pensiero».

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