Politica

Difendeva gli animali Spari alla scrittrice italiana

Kuki Gallmann ferita in modo grave in un agguato nel suo parco in Kenya. Minacce dei gruppi armati

Luca Fazzo

L'Africa come un amore, l'Africa come una maledizione. In Africa Kuki Gallmann ha scelto di vivere fin da quando si chiamava Maria Boccazzi, lasciandosi alle spalle la quiete di Treviso e una famiglia agiata, in Africa è diventata una scrittrice di successo, fin da quando Kim Basinger portò sullo schermo il suo Sognando l'Africa. Ma in Africa Kuki ha perso tragicamente prima il marito Paolo e poi il figlio Emanuele. E ora tocca a lei: da ieri la Gallmann è in un reparto di terapia intensiva a Nairobi, dopo essere stata ferita allo stomaco da un colpo di pistola all'interno del suo parco naturalistico nel centro del paese. Le sue condizioni sono assai gravi.

La notizia dell'aggressione alla 73enne scrittrice e naturalista ha fatto rapidamente il giro dei media anche nel mondo anglosassone, dove la Gallmann è ancor più nota che in Italia. La polizia locale non si sbilancia, ma più di un organo di informazione mette in relazione l'aggressione alla donna con altri episodi di violenza verificatisi nella stessa zona, originati dalla tensione tra pastori e proprietari terrieri. La zona dove si trova il parco, la regione di Laikipa, è colpita da tempo da una drammatica siccità, e i pastori sono alla ricerca disperata di pascoli e fonti d'acqua per il loro bestiame. Gruppi di combattenti armati hanno preso la guida dei gruppi di pastori e stanno affrontando i proprietari terrieri e la polizia. Il mese scorso anche il «Mukutan Retreat», un lussuoso resort per safari di proprietà della Gallmann e gestito da sua figlia Sveva, era stato dato alle fiamme. Sempre nel mese di marzo un altro proprietario di ranch, il britannico Tristan Voorspuy, era stato assassinato mentre ispezionava le proprie tenute, e anche in quel caso i sospetti della polizia si erano concentrati sulle bande di pastori.

Di questo clima di aridità e di paura parla in modo angosciante la stessa Kuki nell'ultima poesia postata sulla sua pagina Facebook una settimana fa. «Incendi sulle colline/Rapido rumore di spari/tre agenti pattugliano/la polvere che un giorno era il mio prato»: versi che trasudano angoscia ma anche amore per la terra che la Gullmann aveva scelto come patria di elezione, dedicandosi a tempo pieno alle battaglie per la conservazione del suo equilibrio ecologico. E se davvero è rimasta vittima delle conseguenze della crisi ambientale che ha investito la Laikipia si tratta di una tragica nemesi.

Della conservazione dell'ambiente, soprattutto dopo la morte del marito in un incidente d'auto e del figlio per il morso di un serpente, la Gullmann ha fatto la sua ragione di vita. Nella riserva naturale di Laikipa, oltre 350 chilometri quadrati, l'italiana (ma ormai di passaporto keniota) si occupa non solo della tutela ecologica ma anche di progetti di educazione e di sviluppo per la popolazione locale. Ma questi sforzi sono stati brutalmente investiti in questi mesi dall'escalation di violenza tra proprietari terrieri, sostenuti dalla polizia, e i pastori appoggiati da alcuni partiti. Lo stesso attacco al resort di «Mukutan Retreat» era stato letto dagli inquirenti come una possibile vendetta per l'abbattimento di cento capi di bestiame da parte della polizia: «Ci uccidono gli animali per costringerci ad andarcene», avevano detto i leader dei pastori; la polizia aveva replicato accusando i pastori di avere impiegato gli animali come scudi durante uno scontro a fuoco.

Il presidente dei proprietari terrieri di Laikipia ieri ha accusato la comunità Pokot, che ha invaso il ranch della Gallmann ripetutamente, di essere responsabile del suo ferimento.

Commenti