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La difesa d'ufficio M5s: attaccato dai poteri forti

I grillini: una diffamazione orchestrata da media, euroburocrati e potenze straniere

La difesa d'ufficio M5s: attaccato dai poteri forti

Roma - Paura e delirio al quartier generale. In quella che doveva essere una «giornata di riflessione» prima del rush finale di Giuseppe Conte, nei piani alti grillini è piombata la notizia degli aggiustamenti al curriculum del professore di Diritto privato designato per la poltrona di Palazzo Chigi. Dopo le accuse di contiguità ad alcuni ambienti del renzismo e le perplessità, anche del Quirinale, sull'autorevolezza e l'autonomia del prossimo premier, la macchina della comunicazione pentastellata ha dovuto fare i conti con un altro ostacolo che è andato a frapporsi tra il M5s e il governo. L'insinuazione, se possibile, è ancora più infamante delle precedenti. Anche perché Conte non sarebbe il primo personaggio a scivolare sulla buccia di banana del curriculum. Oltre all'arcinoto caso della laurea inesistente di Oscar Giannino, lo stesso Movimento è stato messo in difficoltà, nei mesi scorsi, dai dubbi sui master di Rocco Casalino e Roberto Fico.

Stavolta l'attacco è arrivato dalla stampa estera. Una circostanza boomerang. Perché la «sacralità» della fonte (il New York Times ndr) ha creato scompiglio nello staff intento a porre rimedio all'ennesimo fuori programma. Ma, allo stesso tempo, ha permesso agli strateghi stellati di giocarsi la carta del «complotto internazionale» volto a sbarrare la strada al cambiamento. Ed è questa la tesi rilanciata nella difesa d'ufficio pubblicata sul Blog delle Stelle. «Chi ha paura di Giuseppe Conte?» è il titolo del post a firma Movimento Cinque Stelle diffuso nel pomeriggio. Seguito da un commento assolutorio di Francesco Erspamer, docente ad Harvard e da un minipost che parla di «Sistema della Diffamazione contro Giuseppe Conte». Il professore dal curriculum «abbellito» diventa un martire: «Un italiano senza santi in Paradiso, che ha lavorato tutta la vita».

Quindi si passa a spiegare la teoria della Spectre composta da «media italiani e stranieri, alcuni burocrati europei, alcuni rappresentanti di governi delle potenze straniere e gran parte dell'establishment». Tutti «coalizzati» contro Conte, temuto da «mezzo mondo». Ma «legittimato dal voto di 17 milioni di persone». Eletto dal popolo perché «faceva parte della squadra dei ministri proposta da Luigi Di Maio».

Per più di qualcuno, la difesa scomposta è il termometro di un «tradimento». Gli uomini di Di Maio non si spiegano come mai il pezzo incriminato, liquidato alla stregua di «baggianata» e «scoop senza notizia», sia arrivato proprio dalla penna di Jason Horowitz, corrispondente del Nyt a Roma. Esponente di quella stampa estera spesso vezzeggiata dai grillini. E non è un mistero il canale privilegiato del quale godono i colleghi stranieri nei confronti dello stato maggiore M5s. Così come sono note le conferenze stampa del capo politico con la «stampa estera» a Roma.

C'è voluto un Conte per interrompere la luna di miele.

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