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Direzione Pd, Renzi prova a ricucire con la minoranza

Matteo Renzi alla prima "verifica" dopo le Regionali: "Abbiamo 17 Regioni su 20". Cuperlo: "Le urne ci dicono che dobbiamo cambiare rotta"

Direzione Pd, Renzi prova a ricucire con la minoranza

A una settimana dalle Regionali, Matteo Renzi deve rispondere davanti al suo partito - e soprattutto della minoranza - del flop alle urne, che hanno visto un Pd decisamente ridimensionato e indebolito.

Un'accusa che non da una settimana Renzi rimanda al mittente, sostenendo che il voto alle Regionali non può essere paragonato a quello delle Europee: "Abbiamo tutto il Sud, ci sono 17 Regioni in cui governiamo su 20, ed è difficile spiegare che abbiamo perso le Regionali, anche ai colleghi di altri Paesi. Serve un’analisi seria, non bisogna usare il nasometro. Su cosa facciamo il conto, sui risultati delle Europee o delle Amministrative? Chiunque abbia onestà intellettuale sa che nel voto sul partito non si possono mischiare le mele con le pere".

Di diverso avviso Gianni Cuperlo, che nel suo intervento avverte: "Le urne hanno detto che quella strategia non regge l’urto", dice, "Il segnale è quello di cambiare rotta. Gli elettori chiedono dove intendiamo portare il partito e il progetto".

Ma Renzi tira dritto e anzi, avverte il partito sull'avanzata della destra: "La destra è ancora viva, guidata da un leghismo di ritorno che non ha casa in Ue ma ne ha molta tra italiani e sferra l’attacco più insidioso su di noi sul tema dell’immigrazione. La Lega non è credibile e gioca la carta della paura". Per quanto riguarda la Coalizione Sociale di Maurizio Landini, invece, dice: "È destinata ad essere sconfitta non solo dai numeri ma anche dalla logica. Landini fa più comparsate in tv di quante sono le persone che scioperano a Pomiglione. È demagogia pura". Attenzione anche al M5S: "Grillo continua a dire che è arrivato vicino... In Toscana si dice che vicino conta solo a bocce e talvolta a biliardo. Però va detto che c’è un mondo che continua a votare per M5S che è stabilmente la terza forza. La protesta di M5S va considerata".

Poi ribadisce la sua leadership e la bontà del suo operato, invitando invece il partito ad andare avanti con le riforme: "Si sta dimostrando che la legislatura ha un senso. Io sono qui perchè chi guidava allora il governo sosteneva un orizzonte di legislatura di due anni. Se avessimo insistito con quel percorso non so se al G7 ci sarebbe stato uno del Pd. Se vuoi fare riforme strutturali devi avere un orizzonte di legislatura", ha detto alludendo a Enrico Letta.

Alla minoranza, il premier parla chiaro e ribadisce il principio del centralismo democratico tipico del centrosinistra, secondo cui una volta presa una decisione il partito vota compatto. "Vogliamo discutere dello strumento delle primarie? Facciamolo da qui al 2018", dice, "Si possono mettere in discussione le primarie il giorno prima ma quando si decide di farle, si fanno e si perdono non si scappa con il pallone".

Altro tema all'odine del giorno, quello della riforma della scuola, sui cui il premier è stato duramente contestato da un gruppo di docenti riunitisi davanti al Nazareno con striscioni e slogan, costringendo Renzi a entrare da un ingresso secondario per non essere fischiato come gli altri esponenti del Pd. Anche su questo tema il segretario Pd fa finta di aprire al dialogo, proponendo quelle concessioni minime già annunciate nei giorni scorsi, come il ruolo dei presidi (che ruoteranno ogni sei anni) e il comitato di valutazione dei docenti (con l’esclusione dei rappresentanti dei genitori e degli alunni). Sul ddl, però, la minoranza chiedeva che venissero cambiate anche le norme per graduatorie e assunzione dei precari di seconda fascia e quelle sugli sgravi fiscali per le scuole paritarie.

"Io non ho problemi di numeri", dice Renzi sicuro di sé , "Se vogliamo approvare la riforma della scuola così com’è lo facciamo domani mattina, anche a costo di spaccare il Pd. Ma è importante discutere. Noi rispettiamo lo statuto del Pd sulla libertà di coscienza su alcuni temi, ma occorre avere il coraggio di dire che non è che su questi temi ognuno fa come vuole. Non ho mai visto un voto di coscienza declinato in formazioni correntizie. Non si sono mai viste questioni di coscienza affrontate in fotocopia". Poi entra nel dettaglio del ddl e aggiunge: "La riforma della scuola la facciamo per i ragazzi e non per assumere 200mila persone, per i ragazzi e non come ammortizzatore. Non siamo riusciti a coinvolgere il mondo della scuola e io mi assumo la responsabilità anche se so quanto molti di voi si sono impegnati al confronto. Prendiamoci altri 15 giorni, discutiamo anche in ogni circolo del Pd.

Per me nessun problema".

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