Politica

Un disastro le primarie Pd ma Giachetti vince a Roma

Affluenza in picchiata, ma Renzi tira dritto: non ci rompano l'anima. Napoli, Bassolino ko

Laura CesarettiRomaIl risultato che conta, nella notte, sembra portato a casa: il candidato voluto per Roma da Matteo Renzi è nettamente in testa nello spoglio delle primarie, sbaragliando Roberto Morassut, l'uomo che gli avevano opposta la minoranza Pd e il vecchio gruppo dirigente, da Bersani a D'Alema a Veltroni. Anche a Napoli vince la filo-renziana Valeria Valente, contro Antonio Bassolino.«E ora non ci rompessero l'anima con l'affluenza in calo», sbotta un soddisfatto Renzi con i suoi. Perché il premier sa bene che l'arma che i suoi avversari interni ora impugneranno è quella del forte calo dei votanti, soprattutto nella capitale. «È comunque un miracolo, visto i disastro che ci avevano lasciato a Roma», dice il premier. Un calo previsto, dopo le vicende che hanno funestato il centrosinistra capitolino, dalla fine ingloriosa della sindacatura Marino allo scandalo Mafia Capitale che ha investito tutto il gruppo dirigente della vecchia Ditta Pd, ma comunque doloroso: alla fine, a votare sono andati circa la metà dei militanti che (ufficialmente) parteciparono nel 2013 alle primarie vinte da Ignazio Marino: meno di 50mila contro quasi 100mila. Una previsione che si è sperato di poter invertire, quando all'apertura delle urne ieri mattina, col sole che splendeva su Roma, i gazebo del Pd apparivano affollati. Per questo la macchina del partito si è messa al lavoro per diffondere via social network le foto di seggi assediati e di file ai seggi, e il primo risultato parziale nella Capitale (20mila votanti alle 11) è stato celebrato con squilli di trombe. A metà pomeriggio sulle cifre era già rissa tra le due fazioni Pd: da un lato la fronda raccolta attorno al candidato Roberto Morassut che lamentava un «calo preoccupante della partecipazione» sostenendo che fossero 30mila i votanti alle 18, dall'altro il Pd renziano a sostegno di Roberto Giachetti che ne annunciava 40mila.Buona invece l'affluenza a Trieste (dove il sindaco uscente Cosolini vince contro il senatore Francesco Russo) e anche a Napoli.Roma resta la partita più difficile per il centrosinistra. Buona parte della ex «Ditta», peraltro, rema contro: «Cercheranno in tutti i modi di farci perdere», Renzi ne è certo. Massimo D'Alema si è fatto vedere al suo seggio del quartiere Prati dopo pranzo, proprio mentre su Roma si abbatteva un temporale con tanto di grandine, e ha subito lanciato una frecciatina al veleno con i cronisti: «Mi pare ci siano più osservatori che votanti». Il suo voto, ovviamente non dichiarato, è andato a Roberto Morassut (che si è affrettato a far sapere via Twitter che anche Eugenio Scalfari, avvistato ai gazebo, aveva votato per lui). Mentre è stata notata l'assenza, allo stesso seggio di D'Alema visto che i due sono vicini di casa oltre che di feeling, dell'ex ministro Massimo Bray. Il quale evidentemente si tiene da parte, come riserva della Repubblica, per l'eventualità che si debba scatenare la fase due del diabolico piano dalemiano: dopo le primarie, mettere in pista un candidato sindaco in grado non tanto di vincere (attività lasciata ai dilettanti) quanto di far perdere l'aspirante sindaco Pd, attirando i voti della sinistra antirenziana e dividendo l'elettorato dem. La minoranza Pd dà fiato alle trombe: «Il nostro popolo non c'è più», lamentano i bersaniani. Per scongiurare polemiche su brogli, truppe cammellate e file di rom, stavolta c'è stato un giro di vite sulle regole: stranieri e minorenni dovevano pre-registrarsi per poter votare.

Risultato: ai seggi se ne sono visti pochissimi.

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