Politica

Un disoccupato in meno Renzi trova lavoro a Fassino

Il premier ripesca l'ex sindaco di Torino trombato: commissario all'immigrazione. Bis del caso Errani

Paolo Bracalini

Dalla rottamazione all'«usato sicuro» del partito, una volta bersaglio ironico di Renzi. C'è da trovare un lavoro a Piero Fassino e va fatto in fretta perché tra pochi giorni scade il suo mandato alla presidenza dell'Anci, quindi Fassino rischia di trovarsi con una sfilza di ex mestieri di prestigio (ex sindaco di Torino, ex ministro, ex parlamentare, ex segretario Ds, persino ex papabile per il Quirinale) ma niente di concreto sotto i piedi. Per fortuna ha degli amici a Roma, e quindi l'attesa sta per finire: Fassino è pronto per un nuova poltrona che non lo condanni all'ozio inoperoso: nuovo Commissario per l'immigrazione, ovvero capo del coordinamento nazionale per le politiche sull'immigrazione. «Il grissino di ferro», anche detto «La sottile linea rossa» (quello affibbiatogli da Grillo è il più feroce: «salma») può stare tranquillo, c'è chi pensa a lui e ha i poteri per risolvere il problema della disoccupazione neppure iniziata. Fassino, ad essere pignoli, non è sempre stato un renziano, anzi all'epoca delle primarie stava con Bersani («Renzi ha una grande capacità mediatica ma penso che il Paese abbia bisogno di una guida esperta e forte, come Bersani»), ma già pochi mesi dopo si era convertito al renzismo («Renzi l'uomo forte che rappresenta la capacità di novità») ricambiato con l'appoggio dei renziani alla sua nomina all'Anci.

Il premier, da parte sua, si è fatto andare bene molti reduci Ds ed ex suoi oppositori interni, riutilizzati (riciclati) all'occorrenza per tenere calme le correnti del Pd, com'è successo per Vasco Errani nominato Commissario per la ricostruzione post-sisma, e prima ancora con Franceschini, Martina, Zanda, con le bersan-girls tipo Alessandra Moretti, o le fedelissime di Letta tipo la sottosegretaria De Micheli. Fassino poi non è abituato a girarsi i pollici, se una poltrona non arriva da Roma, come nel 2007, lo nominano Inviato speciale Ue per la Birmania. In più Fassino, come titoli di merito per Palazzo Chigi, ha dalla sua la militanza per la riforma costituzionale, tanto da aver lanciato il comitato «La sinistra per il Sì», perché «i contenuti della riforma sono coerenti con battaglie antiche della sinistra italiana» assicura l'ex sindaco di Torino. Che ha maturato negli ultimi anni a Torino un dubbio, che è esploso solo recentemente durante una direzione Pd: «L'immigrazione è un tema sul quale il Pd deve cominciare a ragionare» ha spiegato ai compagni di partito, all'alba del luglio 2016. «L'immigrazione sta superando la soglia governabile, se non lo vediamo per tempo rischia di travolgerci, nell'assegnazione delle case popolari ci sono criteri che premiano gli stranieri». Un altro problema, segnala Fassino. Che peraltro come sindaco ha avuto diversi problemi nella gestione dei clandestini, dalla «zona franca» di Porta Palazzo all'ex villaggio olimpico occupato abusivamente dai migranti («Via italiani, qui comandiamo noi» è stato il benvenuto ad una troupe di Rete4). Ma il premier spera che Fassino, con i poteri di commissario, faccia meglio.

Quantomeno di Alfano.

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