Cronache

Disoccupato strangola la moglie e tenta il suicidio tagliandosi i polsi

Era in difficoltà economica, aveva già compiuto gesti eclatanti

Disoccupato strangola la moglie e tenta il suicidio tagliandosi i polsi

Disperazione e gesti eclatanti erano il suo pane quotidiano. Ma nessuno si sarebbe mai aspettato che Rosario Giangrasso, 53 anni, ex muratore ed ex giardiniere, da tempo disoccupato, sarebbe arrivato ad uccidere le moglie, come ha fatto ieri nella sua casa a Scandicci, per poi tentare il suicidio.

Una tragedia immane, forse annunciata, quella avvenuta in un appartamento al piano terra di un condominio al civico 9 di via Lorenzo Ghiberti. L'uomo ha prima strangolato Dao, 44 anni, thailandese, con la quale era sposato da tempo, strangolandola con una fascetta elastica e finendola a bastonate. Poi ha preso un coltellaccio da cucina e si è tagliato i polsi. L'omicidio è avvenuto alle 11, mentre la coppia si trovava sola in casa. La figlia, di 16 anni, e il fratello, di 14, erano fuori. Quando la ragazza è rientrata, ha trovato il padre in un lago di sangue, seduto sul letto della camera matrimoniale. Sotto il piumone giaceva la mamma morta. La sedicenne ha chiamato i carabinieri e Giangrasso è stato trasportato all'ospedale di Torregalli, dove è piantonato per omicidio volontario. Gli investigatori hanno trovato una lettera in cui rimprovera quanti non l'hanno aiutato a superare le difficoltà economiche e ringrazia altri, tra cui un sacerdote, per il sostegno ricevuto.

A scatenare la rabbia dell'assassino l'intenzione della moglie di lasciarlo, stanca del suo traballante equilibrio psichico.. «È una tragedia che ci lascia sconvolti - ha detto il sindaco di Scandicci, Sandro Fallani -. Siamo attoniti per quello che è successo. Conosciamo la famiglia, i figli ed è una vicenda che ci tocca da vicino. Seguivamo queste persone da tempo». Giangrasso più di una volta aveva cercato di attirare l'attenzione delle istituzioni sulla sua difficile condizione. Il 2 luglio era salito su un'impalcatura sul retro del duomo di Firenze per protestare, mentre una piazza gremita assisteva con il naso all'insù. Ed era sceso solo dopo aver ottenuto da Fallani la garanzia di un incontro. Nel marzo 2012, disperato per aver perso il lavoro, si era invece arrampicato su una gru a Scandicci e nel 2013 su un traliccio, perché temeva di perdere la camera che gli aveva messo a disposizione il Comune. In quell'occasione, sul suo profilo Fb scrisse: «Il confine tra la vita e la morte, cosa mi tocca fare per non farmi portare via moglie e figlioli dai servizi sociali». Poco tempo dopo, temendo che i servizi sociali gli togliessero i figli, affisse un cartello all'ospedale di Torregalli, dichiarandosi disposto a vendere un rene per mantenere la famiglia. Ora lo spettro di un imminente sfratto era tornato a tormentarlo. In questi giorni avrebbe dovuto lasciare l'appartamento dove viveva da due anni pagando 300 euro al mese.

E non ce l'ha fatta a reggere questa nuova batosta.

Commenti