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La disperazione di Alfano: si appella pure a Mattarella

I centristi chiedono al Colle di opporsi al voto anticipato Ma in molti hanno già bussato alla porta del Cavaliere

La disperazione di Alfano: si appella pure a Mattarella

«Consiglio lettura dell'intervista a Renzi. Pochi spunti interessanti, molte ovvietà sull'economia, un fiume di parole per nascondere un solo con concetto: #paolostaisereno». Angelino Alfano usa l'ironia per ostentare sicurezza. Ma il senso dell'intervista del segretario Pd al Sole24ore è apparso subito chiaro al ministro degli Esteri. E non è piaciuto per niente.

L'idea di elezioni il prima possibile e, soprattutto, la certezza di una nuova legge elettorale sono il peggior scenario possibile per i centristi di Alternativa popolare. Difficile che l'area degli eletti nel centrodestra poi passati nelle maggioranze di centrosinistra superi lo sbarramento del 5%, previsto dal modello tedesco. Molto complicato abbozzare uno scatto di reni tra giugno e agosto, in piena estate.

A rischio un'area politica che, per quanto non enorme, conta leader, eletti e amministratori locali. Una posta in gioco rilevante. Per capire quali sono i veri umori dell'ala destra della maggioranza, infatti, più che il post ironico della Farnesina ieri bisognava rivolgere l'attenzione all'appello via Twitter inviato dal ministero della Salute.

«No a voto anticipato», ha scritto Beatrice Lorenzin, secondo la quale è «irresponsabile far cadere il terzo governo». Poi il passaggio chiave: «Confidiamo nell'intervento del Colle».

Il ragionamento che fino a ieri era confinato ai retroscena, cioè la chiamata in causa del presidente Sergio Mattarella da parte dei centristi, è diventato esplicito. Il partito di Alfano vuole che il capo dello Stato si opponga ad elezioni anticipate e faccia sentire la sua voce anche sulla legge elettorale intralciando i piani di Renzi.

Per dirla con Stefano Pedica del Pd, Alfano cerca sponde per tornare a una legge elettorale più gestibile dai centristi. Un «Porcellum 2.0». Poche speranze in questo senso, a meno che il presidente della Repubblica non decida di dare retta a Lorenzin.

Infatti nel partito centrista c'è chi si è rassegnato alla nuova situazione e magari nutre qualche speranza in più rispetto ad Alfano sul raggiungimento della soglia. Fabrizio Cicchitto, ad esempio, ieri prima se l'è presa con i «ladri di voti che stanno preparando una legge elettorale» che prevede la soglia del 5%. Poi ha detto che è «indispensabile lavorare per una grande aggregazione di centro che può essere realizzata solo attraverso una comune generosità politica. È evidente che per farlo non si devono porre né problemi di organigramma né tanto meno esclusioni pregiudiziali prive di senso».

La prospettiva è quindi quella di una aggregazione che tenga insieme i moderati, ma che guardi al centrodestra, in primo luogo a Forza Italia di Silvio Berlusconi. Dentro il partito di Alfano c'è chi, come Lorenzin, guarda più a sinistra, anche se l'uscita di ieri su Mattarella la allontana dal Pd. In molti, spiegava ieri una fonte del centrodestra, stanno bussando per rientrare in Forza Italia.

Strategie individuali, più che di partito. Ufficialmente Ap non ha abbandonato la trincea della legge elettorale che sta prendendo forma in commissione Affari Costituzionali della Camera. Ieri è stato bocciato un emendamento di Dore Misuraca, deputato di Ap, sulle pluricandidature. Il presidente dei senatori popolari Laura Bianconi ha paragonato Pd, Fi, M5S e Lega ad «apprendisti stregoni» alle prese con la legge elettorale. Ma, attenti, avverte. Fantasia di Disney finisce con «i protagonisti presi a colpi di scopa».

Solo una magia può salvare Ap.

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