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La dittatura di Davigo che spacca i magistrati

L'ex Mani pulite vuole solo comandare e lascia la giunta. Ma rischia l'isolamento

La dittatura di Davigo che spacca i magistrati

Ammoniva Lenin che la Rivoluzione si fa un passo avanti e due indietro. Per Piercamillo Davigo invece si può andare solo avanti. Un passo e poi ancora un altro: la retromarcia non è in dotazione nel suo kit. Per l'ex pm di Mani pulite conta solo il pulpito e dal pulpito scagliare anatemi, fulmini e programmi millenaristici. Cominciò ai tempi del Pool, ormai un quarto di secolo fa, quando coniò la massima che è diventata un mantra per tutti i girotondini: «Rivolteremo l'Italia come un calzino». Davigo è sempre stato così: un busto scolpito nell'intransigenza e ferreo custode dei valori di una destra che è esistita solo, come mito, nella breve stagione postrisorgimentale.

Davigo furioso, Davigo polemico, Davigo sempre in formato prima pagina: il magistrato si è spesso lasciato dietro di se frasi acuminate come spilli, alcune vere, altre verosimili, tutte utili per costruire il personaggio tutto d'un pezzo che non è più stato capace di scendere dal palco. Anche se l'orchestra aveva finito da un pezzo di suonare. La sua filosofia in bianco e nero non cambia: o si ottiene tutto o è meglio lasciar perdere. Anche perché il mondo è popolato di trame oscure e soggetti inaffidabili. «Non esistono - si dice abbia affermato - innocenti ma colpevoli non ancora scoperti». Una sorta di manifesto del manipulitismo anche dopo la fine di Mani pulite, dopo i successi, ma anche gli errori, i passi falsi, le incomprensioni e la diaspora. Abituato ai riflettori e al tintinnare delle manette, Davigo si è replicato al quadrato quando ha raggiunto la presidenza dell'Anm. Ha tuonato contro destra e sinistra, contro la politica giudiziaria degli uni e degli altri, contro i pasticci del Palazzo. Dispensando sempre, va riconosciuto, lampi di paradossale intelligenza e battute fulminanti. Come l'ultima sull'omicidio stradale: «Se uno investe la moglie meglio che dica: l'ho fatto apposta». Ora il pastore che non sa stare con il gregge compie l'ultimo strappo: se ne va fra polemiche e invettive anche dalla giunta unitaria dell'Anm, portandosi dietro naturalmente i discepoli della sua corrente, Autonomia e indipendenza, nata a sua volta dopo aver rotto con i vecchi amici di Magistratura indipendente, ritenuti troppo tiepidi e accomodanti.

La toga manichea va avanti per la sua strada e poco importa se, fra una standing ovation e una scomunica, alla fine non si ritroverà nel Palazzo d'Inverno appena espugnato ma solo con se stesso.

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