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Divorzio, il piano Lega-M5s per rivedere l'assegno ai figli

Proposta del leghista Pillon: stop al mantenimento dei soli papà e doppio domicilio per la prole minorenne

Divorzio, il piano Lega-M5s per rivedere l'assegno ai figli

La chiamano «bi-genitorialità perfetta», si traduce con i figli affidati in modo equo a mamme e papà separati o divorziati, doppio domicilio per il minore, cancellazione dell'assegno di mantenimento a forfait, obbligo del mediatore familiare (a pagamento).

È il disegno di legge firmato dal leghista Simone Pillon, avvocato matrimonialista, già ideatore del Family Day, che ha cominciato il suo iter al Senato, in commissione Giustizia. «Ce lo chiede il patto di governo - spiega lui- Non permetteremo a nessuno di buttare questo tema sul terreno dello scontro ideologico».

Una riforma dell'affido condiviso che guarda soprattutto ai «padri-bancomat» o «genitori della domenica» che si sentono penalizzati dalle norme attuali. Con Pillon hanno firmato Andrea Ostellari, Massimo Candura e Emanuele Pellegrini della Lega e Angela Anna Bruna Piarulli, Grazia D'Angelo, Elvira Lucia Evangelista, Mario Michele Giarrusso e Alessandra Riccardi del M5S.

I punti sono quattro e su questi, annunciano i sostenitori, «non transigeremo». Le coppie che trovano un accordo consensuale sarebbero fuori, ma quelle litigiose avrebbero l'obbligo di rivolgersi ad un mediatore familiare per stabilire, in 6 mesi al massimo, come gestire alla pari i figli: l'affido condiviso prevederebbe due case, tempi uguali per i genitori (non meno di 12 giorni al mese con l'uno e con l'altro) e mantenimento diretto dei minori. Non più l'assegno che nella maggioranza dei casi va alla madre, ma il pagamento diretto di tasse, abbigliamento, libri, vacanze o alimenti, con il genitore che guadagna di più che contribuisce in proporzione. Rimarrebbe l'assegno per mogli o mariti separati, ma quello di mantenimento dei minori, così, garantirebbe «che ogni euro sarà speso per il figlio e non per l'ex coniuge». Il ddl vuole assicurare «un rapporto equilibrato e continuativo con entrambe le figure genitoriali», contrastando con sanzioni molto severe la cosiddetta «alienazione familiare». Spiega Pillon: «Un genitore che allontana il figlio dall'altro, lo dipinge male, cercando di metterglielo contro, dovrà risarcire entrambi e potrebbe perdere anche la responsabilità genitoriale».

Il tema è delicato e, anche se i firmatari della riforma annunciano di volersi confrontare con tutti, a cominciare dal Forum per le famiglie, le polemiche sono già scoppiate. La rete «Dire» dei centri antiviolenza lancia una petizione su Change.org per una manifestazione a Roma, il 10 novembre. Il timore è che le donne, con minori risorse economiche, si trovino nell'impossibilità di chiedere la separazione anche se subiscono violenze dai mariti. E per l'ex ministro per le Pari opportunità Mara Carfagna (Forza Italia), bisogna «tenere conto del fatto che oggi in Italia solo una donna su due lavora, che in alcune aree del Mezzogiorno questa percentuale è ancora più bassa, e che molte perdono il lavoro proprio quando nasce il primo figlio». Il testo sarebbe da migliorare per gli azzurri, che hanno presentato un loro ddl con Alessandra Gallone prima firmataria. Francesco Giro di Fi va oltre: «È un obbrobrio giuridico». Cesare Rimini, avvocato esperto del diritto di famiglia, parla di «follia», perché «ogni caso è diverso dall'altro» e non si può usare una «schedina precompilata».

Per la psicoterapeuta Maddalena Cialdella, il ddl «ci porta indietro di decenni».

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