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Dl Dignità, ultima sorpresa: Gratta&Vinci come il tabacco

Obbligatorio per le lotterie istantanee un avviso come quello delle sigarette. Ora la norma passa al Senato

Dl Dignità, ultima sorpresa: Gratta&Vinci come il tabacco

Sognare fa male, lo ha deciso Luigi Di Maio. Tra gli emendamenti del decreto dignità, approvati ieri dall'Aula di Montecitorio, spunta l'obbligo di inserire sui gratta e vinci, come sui pacchetti di sigarette, la scritta «nuoce alla salute». E così, il sogno delle famiglie italiane di vincere un premio milionario e scappare ai Caraibi, per i grillini si trasforma in una patologia che può nuocere allo stato fisico. Da curare con una terapia d'urto.

Il via libera definitivo al decreto 87, ribattezzato dal ministro del Lavoro «decreto dignità», dovrebbe arrivare a metà della prossima settimana con il voto in Senato. Di Maio punta a ottenere l'ok definitivo al provvedimento, che rimodula il mercato del lavoro, prima della pausa estiva. Ieri, al termine di una maratona a Montecitorio durata due giorni, sono stati esaminati e votati tutti gli articoli, con relativi emendamenti. Il voto finale ha visto l'approvazione del decreto con 312 sì e 190 contrari. Ora la palla passa a Palazzo Madama che comincerà l'esame a partire da lunedì. Il ministro del Lavoro, presente a Montecitorio nel banco del governo all'apertura dei lavori, ha fatto la spola tra Camera e Senato dove era impegnato in un Question time. La maggioranza gialloverde ha retto sull'esame dei 15 articoli del decreto, respingendo quasi tutti gli emendamenti dell'opposizione. L'Aula di Montecitorio ha approvato, con il parere favorevole del governo, un emendamento del partito di Giorgia Meloni che introduce l'aumento delle sanzioni per chi viola i divieti sulla pubblicità dei giochi o sulle sponsorizzazioni. Il cuore del provvedimento del ministro Di Maio resta la stretta su contratti a termine (che possono essere rinnovati per un massimo di 24 e non più 36 mesi) e la reintroduzione limitata dei voucher. Inoltre si prevede la reintroduzione della causale: le norme entreranno in vigore da ottobre per consentire alle imprese di adeguarsi. Secondo le prime stime, gli effetti del decreto saranno devastanti: il 21,8% dei lavoratori a termine e il 29% di quelli in somministrazione non verrà confermato o prorogato, ma sarà sostituito dal turnover. Tra le modifiche apportate nel passaggio parlamentare spuntano l'obbligo del ministro di riferire ogni anno alle Camere sugli effetti occupazionali e la semplificazione dei contratti in somministrazione per i portuali. «Un provvedimento profondamente illiberale teso a irrigidire le regole del mercato del lavoro- tuona Mariastella Gelmini, capogruppo di Forza Italia, intervenendo in Aula. E contro la stretta sui contratti a termine insorge anche la Fondazione Telethon: «La stretta rischia di diventare un forte impedimento per la ricerca scientifica italiana, che funziona spesso seguendo meccanismi peculiari, e una limitazione della mobilità dei nostri scienziati potrebbe andare a danneggiare la stessa competitività del Paese». «Il decreto dignità ha già dispiegato i suoi effetti negativi: 21 lavoratori precari della buvette e del ristorante di Montecitorio si sono ritrovati dalla sera alla mattina senza lavoro in vista del divieto di rinnovo dei contratti a tempo determinato», ironizza il vicepresidente della Camera Fabio Rampelli di Fdi. Il ritorno dei voucher è alla basa del no di Leu: una reintroduzione comunque parziale che riguarderà Agricoltura e Turismo, con dei paletti. Critiche dure anche per le misure punitive, contenute nel decreto, contro le delocalizzazioni.

Ma il punto più caldo sarà lo scontro con il mondo della scuola: sono stati infatti respinti gli emendamenti salva-scuola: si va verso il licenziamento di 50 mila maestri e un concorso straordinario per appena 12 mila posti che aprirà la strada a possibili ricorsi.

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