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Dl Minniti, l'ira dei sindaci Fi: "Troppe misure inapplicabili"

Altro che stretta alla sicurezza

Dl Minniti, l'ira dei sindaci Fi: "Troppe misure inapplicabili"

Roma - Stretta del governo sulla sicurezza, poteri ai sindaci. È questa la sintesi e l'interpretazione più diffusa che è stata data dei decreti Minniti, da poche ore pubblicati sulla Gazzetta Ufficiale. Ma questa norma, pensata per combattere il degrado e la microcriminalità e magari far lavorare i richiedenti asilo, ai primi tentativi di applicazione sta mostrando la corda perché i primi cittadini italiani si stanno accorgendo che i famosi «poteri» a loro assegnati si risolvono in fumo o forse nell'inchiostro usato per redigere la norma.

Numerosi sindaci di Forza Italia stanno trasmettendo al partito le loro critiche al Decreto Minniti. Ma anche sindaci del Pd o rappresentanti di liste civiche stanno facendo sentire la propria voce anche pubblicamente. Roberto Francese, sindaco di Robbio, paese in provincia di Pavia, fa notare, ad esempio, che la fattispecie del «Daspo urbano» con il divieto di frequentare alcune zone per chi spaccia e fa uso di droghe, abusa di alcolici, pratica l'accattonaggio, la prostituzione o l'attività commerciale illegale è «completamente inapplicabile per l'85% dei comuni che non hanno organici adeguati per provvedere. Inoltre la Polizia Locale non ha compiti di pubblica sicurezza, ma solo ausiliari delle altre Forze dell'Ordine, il che aggrava notevolmente la situazione».

Sulla gestione dei migranti le critiche sono per la mancanza di risorse per le espulsioni. In sostanza i sindaci puntano il dito contro innovazioni che appaiono come semplici riverniciature anagrafiche, con i Cie che diventano Cpr, Centri di Permanenza per il Rimpatrio, senza un vero salto di qualità.

«I poteri senza risorse possono rivelarsi un boomerang» spiega il sindaco di Ascoli, Guido Castelli. «Gli aspetti positivi sono i fondi per la videosorveglianza e per il turn-over della polizia municipale. Purtroppo, invece, ci si è limitati a sanzioni economiche per commercianti o parcheggiatori abusivi che essendo quasi tutti immigrati irregolari non provvedono al pagamento. Avevamo chiesto sanzioni penali per fare intervenire polizia e carabinieri, richiesta che non è stata accolta. Inoltre le risorse non ci sono. Già i Comuni sono in sofferenza, e gli aumenti contrattuali decisi nel dicembre scorso prima del referendum quest'anno toglieranno 200 milioni ai Comuni, l'anno prossimo 500-600». Ci sarebbe poi la possibilità di tentare la strada del lavoro volontario e gratuito da far svolgere ai richiedenti asilo. Il sindaco di Andora, in provincia di Savona, Mauro De Michelis ha deciso di provarci, «magari per interventi di decoro e sistemazione urbana».

Ma le difficoltà «tecniche e burocratiche», spiega sono molte, «ci sono ostacoli legati alla responsabilità e all'infortunistica davvero difficili da superare».

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