Politica

Donna fatta a pezzi: fermati 2 albanesi

Uno è il convivente della vittima, marocchina di 46 anni, l'altro il nipote

Serenella Bettin

Donna fatta a pezzi: fermati due albanesi. L'avevano trovata una settimana fa, il corpo smembrato e gettato in un campo di ulivi a Valeggio sul Mincio nel Veronese.

Così era stata ridotta Khadija Bencheikh, 46 anni, marocchina, in Italia da vent'anni. Ora per questo delitto sono stati fermati il convivente di lei, Agim Ajdinaj, albanese di 51 anni e il nipote di 27, albanese anche lui. I due fermi, firmati dal pubblico ministero Giovanni Pietro Pascucci, sono stati notificati ai due uomini, venerdì sera, dai carabinieri del Nucleo investigativo di Verona e dai carabinieri della Compagnia di Peschiera del Garda. Il corpo di Khadija era stato trovato sezionato in dieci pezzi, fatto a pezzi probabilmente con una motosega. Poi i resti erano stati sparsi a semicerchio nel raggio di circa quattro metri, una disposizione che aveva inizialmente fatto pensare a un rituale. Ma alla base della barbara uccisione parrebbero esserci, invece, futili motivi. «Dissidi familiari», spiegano non ufficialmente gli investigatori.

Ora il convivente, che abitava con la donna a Verona, è accusato del delitto. Su di lui pende l'accusa di omicidio volontario aggravato dalla brutalità e dai futili motivi e distruzione di cadavere. Il nipote è accusato di aver partecipato alla distruzione del cadavere e di averlo poi trasportato nella campagna di Valeggio. Su di lui, oltre alla distruzione del corpo, pende anche l'accusa di trasporto e favoreggiamento. La donna è stata uccisa, probabilmente colpita diversa volte alla testa con un oggetto contundente, in un luogo diverso da quello del ritrovamento e dalle prime ricostruzioni il corpo è stato sezionato quando la marocchina era già morta. Poi i pezzi sarebbero stati trasportati con dei sacchi nel campo, con la speranza che i cinghiali e gli altri animali selvatici che stazionano nella zona facessero sparire le tracce. L'omicida avrebbe utilizzato dei sacchi di nylon azzurro e una sacca da palestra blu. La donna era stata trovata con addosso la biancheria intima: un paio di slip a righe rosse e blu e dei calzini bianchi. La testa, il volto e le impronte digitali erano rimaste intatte e questo aveva permesso ai carabinieri, che hanno lavorato senza sosta, di risalire alla sua identità.

All'inizio si era data la caccia all'ex marito, la 46 enne era separata dal 2009, poi i militari dell'Arma si sono concentrati sulle frequentazioni abituali, fino ad arrivare ai contatti ritenuti più pericolosi. La donna faceva saltuariamente la badante o le pulizie in qualche casa. Ora è tutto al vaglio del gip. A trovarsi davanti i resti del corpo, scambiandoli inizialmente per pezzi di un manichino, era stata una passante. Una zona isolata a metà tra campagna e collina. «Chi si è sbarazzato del corpo aveva detto il sindaco di Valeggio sul Mincio, Angelo Tosoni avrebbe potuto scegliere altre strade: lì i campi sono coltivati, ma forse aveva fretta». Forse.

O forse voleva solo che i cinghiali finissero questo «lavoro» di macelleria.

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