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Le donne convertono l'Irlanda: libertà di aborto più vicina

Michéal Martin, leader dei conservatori di "Fianna Fáil" fa retromarcia: "Le storie di dolore mi hanno convinto"

Le donne convertono l'Irlanda: libertà di aborto più vicina

Londra Era il 1983 quando due terzi degli elettori nella Repubblica d'Irlanda votarono per inserire nella Costituzione l'ottavo emendamento che parifica il diritto alla vita di un feto a quello della madre che lo tiene in grembo. Di fatto quell'emendamento rendeva illegittima ogni pratica abortiva. Sono trascorsi altri 36 anni da quel giorno e nel frattempo il Paese più cattolico del mondo nel 1996 ha abolito la legge che proibiva il divorzio e, sorprendentemente, nel 2015 ha votato a favore del matrimonio tra persone dello stesso sesso. L'aborto era rimasto l'ultimo tabù da affrontare. Lo ha fatto la settimana scorsa il Primo Ministro irlandese Leo Varadkar annunciando l'indizione di un referendum alla fine di maggio per l'abolizione dell'ottavo emendamento e la conseguente liberalizzazione dell'aborto nelle prime 12 settimane di gravidanza. Un tempo una simile decisione sarebbe stata ferocemente avversata dal partito conservatore dell'opposizione, invece ieri, il leader del Fianna Fail, Michael Martin, in un'intervista al Guardian ha spiegato perché sulla questione darà libertà di esprimersi secondo coscienza, avendo lui per primo deciso di votare a favore dell'abrogazione.

«Due cose mi hanno fatto cambiare opinione sulla questione - ha spiegato Martin al giornale inglese : la prima è stata ascoltare le testimonianze delle donne che hanno scoperto di portare in grembo dei feti con anomalie gravissime. Dopo aver sentito queste donne raccontare l'esperienza del loro viaggio in Inghilterra dove si sono recate per poter abortire e tutto il loro tormento, ho capito che non potevo più consentire che le cose qui rimanessero come sono. E il mio pensiero è lo stesso anche nei confronti di tutte le donne vittime di un incesto o di uno stupro». Dichiarazioni forti che hanno rischiato di dividere il partito conservatore irlandese anche perché Martin ha già detto che, in caso di una vittoria del «sì», appoggerà anche l'intenzione del governo retto dal partito Fine Gael di consentire la pratica abortiva in tutti gli ospedali pubblici entro le prime dodici settimane di gravidanza. Una parte dei deputati conservatori hanno già detto di essere di idea completamente opposta a quella del loro leader e hanno annunciato una campagna referendaria decisamente antiabortista. Martin (che è stato anche ministro alla Sanità) rimane però convinto che occorra rendersi conto che i tempi sono cambiati e lo spauracchio di una frattura interna non lo farà tornare sui propri passi, «Anzi - ha risposto al giornalista del Guardian ritengo che consentire ai membri del nostro partito così come a quelli degli altri di votare seguendo la propria coscienza su un argomento come questo, sia la misura di quanto sia cresciuto e maturato il nostro sistema demcratico parlamentare. E credo e auspico che su questo si possa avere un dibattito basato sul rispetto e la tolleranza reciproca».

Intanto I sondaggi recenti prevedono una netta vittoria del si al referendum di fine maggio con il 60% degli elettori a favore dell'abrogazione dell'ottavo emendamento, mentre la percentuale scende al 51%, mostrando un Paese spaccato a metà, quando si tratta di legalizzare l'aborto entro le prime 12 settimane di gravidanza.

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