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Il dossier Tav è un segreto ma soltanto per il Carroccio

Toninelli rinvia ancora la pubblicazione, Di Stefano (M5s): è già pubblico. Ma i leghisti non ne sanno nulla

Il dossier Tav è un segreto ma soltanto per il Carroccio

L'analisi costi benefici della Tav? È come l'araba fenice descritta da Metastasio «che vi sia, ciascun lo dice dove sia, nessun lo sa». Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, per l'ennesima volta annuncia la pubblicazione per la prossima settimana. Promessa che reitera da mesi, un po' come il «ti pago domani» di Totò al maggiordomo. Ma il sottosegretario allo stesso dicastero di Toninelli, il leghista Edoardo Rixi, sostiene di non averla mai vista così come già denunciato dal leader del Carroccio, Matteo Salvini. Ma Salvini a sua volta viene «sbugiardato» dal sottosegretario agli Esteri Manlio Di Stefano che spiega: «Quando Salvini dice che non ha potuto leggere la relazione non dice il vero. Le carte sono al ministero dei Trasporti e Salvini può visionarle quando vuole». A coronamento di questo schizofrenico scambio di battute la pubblicazione del documento «segreto» da parte di Tgcom. Più che un giallo una farsa che dovrebbe finalmente risolversi mercoledì prossimo giorno nel quale è stata fissata l'audizione in Commissione Trasporti di Montecitorio di Marco Ponti, il professore che ha guidato la commissione di esperti che ha elaborato l'analisi. Esperti che erano già dichiaratamente anti-Tav.

E il paragone tra la Tav e l'araba fenice piace anche a Beppe Grillo che in un lungo e visionario post sul suo blog spiega che il progetto Tav anche se in realtà già morto e sepolto «rinasce dalle sue ceneri». Per Grillo «il governo non si spaccherà su una cosa del genere» anche perché «la Tav è inutile». Per la Commissione di valutazione sulla Torino-Lione l'opera è inutile perché non decongestionerebbe il traffico che è per la maggioranza locale. Quindi sugli oltre 400mila veicoli che ogni giorno transitano sulla tangenziale di Torino, di cui 80mila sono mezzi pesanti, soltanto i 2.150 Tir che quotidianamente attraversano il traforo del Frejus e i circa 3.300 autoarticolati che percorrono nei due sensi la A32 Torino-Bardonecchia verrebbero deviati sulla Torino-Lione. Analisi che non convince il ministro delle Politiche agricole, il leghista Gian Marco Centinaio. «Non penso che i francesi quando hanno accettato di fare la Tav abbiano pensato di buttare via qualche miliardo. -dice Centinaio- Mi fido dei nostri tecnici ma mi fido anche dei tecnici francesi». Sulla stessa linea il commissario di governo per la Torino-Lione, Paolo Foietta: quell'analisi «è farlocca», dice.

I sostenitori della Tav poi fanno notare che l'analisi non tiene conto del fatto che oltre agli indennizzi dovuti alla Francia e della restituzione alla Ue dei fondi ricevuti, la rinuncia della Torino-Lione potrebbe costare all'Italia anche fino a 4 miliardi di euro. Oltre alle sanzioni derivanti dalla rottura del contratto vanno calcolati i costi per il ripristino dei luoghi e il potenziamento della linea storica. La messa in sicurezza e il ripristino dei luoghi potrebbero costare dai 200 ai 500 milioni mentre i fondi già versati che andrebbero restituiti ammontano a 600 milioni. Poi ci sono le penalità contrattuali vanno da 500 milioni a 1 miliardo. Infine il potenziamento della linea storica e del tunnel del Frejus con un secondo tunnel di sicurezza richiederebbe una spesa di circa due miliardi scarsi.

Non c'è soltanto il governo francese a sollecitare la decisione italiana anche l'Europa chiede all'Italia di «fare chiarezza entro poche settimane sulla Tav, altrimenti l'accordo di finanziamento grant agreement con l'Unione Europea rischia di saltare. E che cosa succederebbe se il grant agreement saltasse? L'Italia rischierebbe di perdere gli 813,6 milioni previsti nel periodo di bilancio 2014-2020, di cui circa 120 milioni da restituire perché già versati.

A questo si aggiungerebbero altri 380 milioni stanziati nel periodo 2007-2013 che l'Italia dovrebbe restituire.

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