Cronache

Droga nel cocktail, poi lo stupro: tre arrestati

Giovani fermati per aver stordito e violentato a turno l'amica 23enne dopo una serata

Droga nel cocktail, poi lo stupro: tre arrestati

Milano Un invito da un amico conosciuto da un anno, l'uscita apparentemente innocua per bere qualcosa con lui in un pub non lontano da casa, l'incontro «casuale» nel locale con altri due ragazzi, la sambuca addizionata di nascosto con il Gbl (la famigerata «droga dello stupro» detta anche «ecstasy liquida»), l'idea-trappola di un karaoke a casa di conoscenti comuni e infine la violenza sessuale, terribile e ripetuta, per una notte intera, in un anonimo appartamento fuori città. La tecnica è collaudata e fin troppo di successo. I carabinieri del nucleo investigativo e la Procura di Milano lavoravano da ben otto mesi, rigorosamente in silenzio, alla caccia dei tre italiani che avevano abusato insieme di una ragazza milanese 23enne residente al Corvetto. Una giovane donna rimasta vittima dello stupro di gruppo la notte tra il 13 e 14 aprile e che aveva sporto denuncia tre giorni dopo, quando ha cominciato a ricordare. Marco Coazzotti e Guido Guarnieri, di 28 e 21 anni, sono finiti in carcere tra la fine del novembre e del dicembre scorso; Mario Caputo, il 47enne spacciatosi con la ragazza per «il padrino» di Marco e proprietario dell'appartamento brianzolo dov'è avvenuta la violenza, è stato arrestato tre giorni fa. Non bastasse, proprio quest'ultimo e Marco hanno precedenti specifici.

Guarnieri e Caputo incontrano la ragazza per la prima volta quella sera di aprile in un pub in zona Porta Romana, dove era stata portata da Coazzotti che la frequenta come amico da mesi. Scatta la trappola: le telecamere del locale riprendono gli uomini mentre, per ben tre volte, versano nella sambuca della 23enne un liquido che poi si rivelerà essere Gbl, un solvente che serve a sverniciare, inodore e insapore, bandito completamente in molti Paesi per l'uso improprio che ne viene fatto e per i suoi effetti dissociativi che conducono all'amnesia. Secondo gli inquirenti la ragazza è d'accordo con i tre di finire la serata a casa di amici comuni, ma, una volta in auto, Marco le impedisce scherzosamente di chiamarli per annunciare il proprio arrivo. Gesto che in seguito carabinieri e magistrati interpreteranno come un chiaro segno di una violenza architettata con anticipo.

La giovane si sveglia la mattina dopo in un appartamento, avvolta in una coperta, nuda. Non ricorda nulla della sera prima. I tre amici le dicono di essersi preoccupati e si comportano come fossero i suoi «salvatori». La rimproverano. «Sei stata malissimo stanotte, devi smettere di prendere tutta quella cocaina». E la riaccompagnano a casa. Subito dopo la denuncia si scoprirà che la poveretta ha nel sangue un livello di benzodiazepine superiore di oltre 4 volte quello massimo; alla clinica Mangiagalli viene confermato lo stupro che ha subito.

A lei resta il ricordo, purtroppo indelebile, dei suoi «basta!», urlati a squarciagola ma inutilmente, mentre i tre uomini abusavano di lei.

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