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Drogato, rapinatore e sanguinario Persino il Califfo lo voleva morto

Ecco chi è la primula rossa dell'Isis, la belva del Batalan catturato ieri nella sua Molenbeek. Doveva farsi esplodere a Parigi

Drogato, rapinatore e sanguinario Persino il Califfo lo voleva morto

All'alba del 14 novembre scorso, dopo la terribile notte di Parigi, Salah Abdeslam venne scaricato dai suoi autisti nei pressi dello stadio Re Baldovino, costruito a Bruxelles sulle ceneri del tristemente noto Heysel. A quel punto la primula rossa del terrorismo jihadista percorse a piedi i pochi chilometri che lo separavano dal quartiere di Molenbeek, da dove probabilmente non si è mai più spostato. Secondo le prime indiscrezioni qualcuno avrebbe parlato dal carcere di Saint-Gilles, facilitando il blitz di ieri degli inquirenti. Forse Hamza Attou, oppure Mohammed Amri, gli uomini che scortarono il suo rientro a Bruxelles dopo la strage parigina, gli stessi che dichiararono ai magistrati di averlo trovato in stato di choc e che indossava un giubbetto esplosivo quando arrivarono per portarlo via. Un giubbetto come quello di suo fratello Brahim, che invece si era fatto esplodere in un bar.

Salah ha avuto un ruolo logistico cruciale nella scia di terrore costata la vita a 130 persone nella capitale francese. Negli attentati è stato l'uomo che ha noleggiato la Polo e la Clio utilizzate per portare i terroristi al Bataclan, che ha prenotato le camere d'albergo usate prima delle stragi e che ha rifornito il drappello jihadista di Captagon, un'anfetamina di vecchia generazione che allontana sonno, fame paura e freni inibitori. Gli inquirenti sono convinti che stesse pianificando un altro attentato nel 18esimo arrondissement, nella zona nord di Parigi, ma che gli effetti collaterali del potente farmaco l'abbiano ridotto in uno stato di incoscienza. Salah Abdeslam è nato a Bruxelles il 15 settembre 1989 da genitori di nazionalità algerina, ma originari di Bouyafar, un piccolo villaggio del Marocco nei pressi dell'enclave spagnola di Melilla. Oltre a Brahim, morto suicida, ha un altro fratello Mohammed, impiegato comunale, e due sorelle. Più volte Mohammed Abdeslam, attraverso giornali e televisioni, aveva chiesto al fratello di costituirsi, convinto che si trovasse ancora in Belgio. Si era sparsa la voce che fosse fuggito in Siria, ma in realtà non si è mai mosso da Molenbeek, protetto da amici, fiancheggiatori e jihadisti.

Forse protetto addirittura dalla vendetta dello stesso Al Baghdadi, infuriato con il suo «soldato» che aveva rinunciato al martirio in terra francese. Tutto ruota sempre attorno a Molenbeek, dove comandano gli adepti del Califfato, come Abdelhamid Abaaoud, la mente degli attentati, ucciso il 15 novembre dalla polizia nel blitz di Saint Denis, e amico di infanzia di Salah. Il latitante più ricercato del pianeta aveva lavorato dal 2009 al 2011 in un'officina meccanica, ma era stato licenziato per le reiterate e ingiustificate assenze. Il lavoro era di fatto una copertura per svaligiare appartamenti e uffici postali. Venne arrestato proprio con Abaaoud durante un fallito colpo in una filiale della Triodos bank nel 2010. Nel dicembre 2013 lo ritroviamo a dirigere il pub Les Beguines a Molenbeek, insieme a Bilal Hadfi, uno dei killer del Bataclan. Il bar venne successivamente chiuso per spaccio di sostanze stupefacenti e anfetamine.

Le stesse usate a Parigi.

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