Brexit

Due anni per lasciare la Ue In mente il modello Oslo

I britannici potrebbero aderire all'Associazione europea di libero commercio accettando le regole Ue

Due anni per lasciare la Ue In mente il modello Oslo

Un grande shock, nessuno se l'aspettava. Anzi, negli ultimi giorni il fronte anti Brexit si era acceso d'entusiasmo vedendo i sondaggi invertire la tendenza. Ma il popolo britannico ha scelto di lasciare questa Unione europea, incaprettata dai burocrati e con regole che troppo spesso vanno contro gli interessi nazionali degli Stati membri. Una scelta coraggiosa quella del Regno Unito, ma anche una decisione che potrebbe avere ripercussioni non indifferenti sul suo domani oltre che sul futuro dell'Ue.

Lo scenario è ancora incerto, le opzioni che Londra ha davanti sono diverse, però saranno comunque condizionate da Bruxelles. Nessuna guerra o strappo violento, i britannici hanno preso un'altra strada applicando semplicemente l'articolo 50 del Trattato di Lisbona che consente a ogni Stato membro di «abbandonare». Non era mai successo, però, potrebbe accadere ancora, visto che da un po' di tempo ci sono altri Paesi che stanno manifestando apertamente la loro incompatibilità con le scelte di Bruxelles, come il gruppo di Visegrad (Polonia, Ungheria, Repubblica Ceca e Slovacchia). Che cosa dice l'articolo 50? Semplicemente che «qualsiasi Stato membro può decidere, conformemente alla proprie norme costituzionali, di recedere dall'Unione». Ma la procedura non è così semplice e le future relazioni sono ancora tutte da definire. Il Trattato prevede, infatti, che «lo Stato membro, che decide di recedere, notifica tale intenzione al Consiglio europeo (che si riunirà il 28 e 29 giugno a Bruxelles, ndr). Alla luce degli orientamenti formulati dal Consiglio Europeo, l'Unione negozia e conclude con tale Stato un accordo volto a definire le modalità del recesso, tendendo conto del quadro delle future relazioni con l'Ue.

Per Londra non sarà quindi una passeggiata. I trattati cessano di essere applicabili allo Stato che lascia l'Unione dalla data di entrata in vigore dell'accordo di recesso, ma in caso non vi sia accordo, due anni dopo la notifica del recesso, salvo proroghe concordate tra lo Stato interessato e il Consiglio Europeo. Naturalmente i due anni stabiliscono solo le modalità di uscita dall'Ue e non per rinegoziare i rapporti, cosa che potrebbe richiedere anni. Quali potranno essere le nuove relazioni tra Londra e Bruxelles? Gli scenari immaginabili sono tre. Il primo è il modello «norvegese», con Londra che rimane all'interno dell'Associazione europea di libero commercio (Efta) e negozia l'ingresso allo Spazio economico europeo (See), con una cooperazione estesa anche ad alcuni aspetti delle politiche di sicurezza. Per poterlo fare, però, Oslo ha garantito in cambio alla Ue il rispetto di quasi tutti i regolamenti europei, pur non avendo alcuna voce in capitolo nella loro stesura. Una condizione che difficilmente Londra accetterebbe dopo la bagarre sull'autonomia da Bruxelles. Tra l'altro, per poter aderire all'accordo See, l'Ue potrebbe porre la condizione della libera circolazione delle persone e se Londra accettasse, finirebbe per contraddire uno dei pilastri della Brexit. Ma se rifiutasse, le trattative con Bruxelles si complicherebbero. A questo punto rimarrebbero due strade. Una è il modello «svizzero», con il Regno Unito che esce dalla See ma non dall'Efta, mantenendo gli accordi sul libero scambio di merci e persone ma con una sorta di «passaporto finanziario» per le banche. L'altra è la secessione totale, caldeggiata dai più intransigenti che suggeriscono di chiudere le relazioni con la Ue e di abolire tutte le tariffe sulle importazioni, prevedendo che il Pil possa crescere fino al 4%. Ciò significherebbe il ripristino dei controlli alle frontiere, per mettere un tetto all'immigrazione e i dazi doganali. Londra, comunque, è ben consapevole che la secessione dall'Ue è definitiva e che se un domani dovesse fare marcia indietro, sarebbe costretta a ripercorrere tutta la procedura di adesione come un qualsiasi nuovo Paese che richiedesse l'ingresso nell'Unione.

Ma, storicamente, i britannici non sono inclini alle retromarce.

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