Cronache

Con due "Buu" è già stop. Per zittire i razzisti fermeranno le partite

La Federazione vara la linea dura: al secondo coro tutti a casa. Viminale contrario, è polemica

Con due "Buu" è già stop. Per zittire i razzisti fermeranno le partite

Roma Si inaspriscono le regole sui cori razzisti e discriminatori negli stadi. Una questione tornata sotto i riflettori dopo gli attacchi subiti dal difensore senegalese Kalidou Koulibaly durante Inter-Napoli del 26 dicembre.

Il nuovo protocollo prevede la diminuzione del cosiddetti richiami prima che venga interrotta temporaneamente la gara in corso. Si passa da tre a due «ammonizioni»: al primo episodio l'arbitro potrà interrompere la partita e disporre che le squadre si riuniscano al centro del campo, al secondo i giocatori di entrambi gli schieramenti rientreranno negli spogliatoi. È stato il Consiglio della Federazione italiana gioco calcio, riunito ieri a Roma, a modificare la procedura di sospensione temporanea delle partite per contrastare gli episodi di razzismo sugli spalti contro i giocatori di colore. L'autorità competente a sospendere il match, nel caso non dovessero bastare neanche i due richiami, sarà sempre il responsabile per l'ordine pubblico. Quest'ultimo potrà anche ordinare all'arbitro di non cominciare la gara nel caso abbia rilevato striscioni o grida offensive prima del fischio di inizio.

Una stretta che non piace a Matteo Salvini. Il ministro dell'Interno si era già dichiarato contrario, non approvando la «criminalizzazione» del tifo calcistico. Di nuovo, ieri, ha espresso il suo disappunto con i giornalisti che alla Camera gli chiedevano un commento sulla decisione della Figc: «Facciamo la scala Richter dei buu, non facciamo ridere». Ma il presidente della Federcalcio, Gabriele Gravina, la pensa diversamente: «In questo modo abbiamo semplificato le procedure togliendo responsabilità ad arbitro e quarto uomo, individuando nel delegato alla sicurezza e all'ispettore della Procura Federale il compito di segnalare eventuali cori razzisti». Per Gravina è necessario che «il calcio buono vinca contro questi soggetti che con lo sport non hanno nulla a che fare». «Per questo abbiamo voluto inserire le esimenti e le attenuanti - sostiene - perché va premiato il tifo positivo che deve sovrastare i buu e i cori discriminatori di quei tifosi che vogliamo fuori dal nostro sistema». Il numero uno del calcio italiano vuole «una certificazione di qualità dei tifosi». «Purtroppo - dice - sospendere una partita è qualcosa che punisce eccessivamente. Per questo quando si va al centro del campo si vedrà chi sono i tifosi buoni e quelli non buoni». Per quanto riguarda i cori di discriminazione territoriale invita a «non demonizzare anche lo sfottò»: «Non togliamo il fascino dello scambio di tipo scherzoso al nostro calcio, ma quando si va sul pesante si deve capire che si offende la dignità di un popolo e quindi va tenuto in considerazione».

Il presidente della Figc si è detto molto preoccupato anche da quello che sempre più spesso accade fuori dagli stadi.

E, preso atto che la maggior parte dei tifosi che ha provocato gli incidenti di San Siro erano sottoposti a daspo, ha lanciato un'idea: mandare i «daspati» ai servizi sociali due ore prima e due ora dopo la partita.

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