Politica

Due morti in poche ore su Monviso e Resegone

Le vittime sono due esperti scialpinisti: avevano 20 e 58 anni

Nadia Muratore

Quando i soccorritori lo hanno raggiunto, era ancora vivo, l'alpinista di vent'anni, precipitato dalla parete Nord del Monviso a quasi tremila metri d'altezza, ma le ferite ed i traumi riportati su tutto il corpo, non gli hanno lasciato scampo, ed è deceduto pochi minuti dopo. Gioele Dutto di Cervasca - piccolo comune della provincia di Cuneo - era da tutti considerato un alpinista esperto, anche perché da cinque anni faceva parte del soccorso alpino cuneese, ed aveva già superato la maggior parte dei corsi, con tanto di esami, per poter diventare un soccorritore a tutti gli effetti. La passione per quelle belle montagne che circondano il paese dove è nato, gliel'aveva trasmessa il papà Massimo e fin da ragazzino, Gioele trascorreva ogni momento libero su quelle cime, in estate come in inverno. Prudente e preciso in ogni movimento, non è stata l'inesperienza o una scalata azzardata del giovane alpinista a causare la tragedia. Questa volta la parola che più viene ripetuta dai colleghi del soccorso alpino e da chi lo conosceva bene è: «fatalità». Perché anche sui tremila metri - o forse bisognerebbe dire: soprattutto sui tremila metri - a volte è un destino spietato, quello che gioca la sua partita più tragica. «Ieri - spiegano dal Soccorso Alpino e Speleologico Piemontese - le condizioni sulla parete Nord del Monviso erano ottimali. La neve, non abbondante, era però sufficiente per effettuare una scalata in parete con gli sci e anche la temperatura era quella giusta». Tecnicamente, ciò che è accaduto nei pressi del canale Coolidge, zona «Corda mola» a circa 2.700 metri d'altezza, una ripida salita di neve e ghiaccio, non può essere definita una valanga ma bensì uno «scivolamento nevoso». «Il ragazzo - spiegano ancora dalla sala operativa torinese - non è deceduto perché schiacciato da una massa nevosa ma perché colpito da una porzione di neve che è precipitata a valle. A causare il distaccamento, forse, il vento forte di questi giorni che ne ha impedito il consolidamento alla roccia. La massa di neve ha colpito Gioele, facendogli perdere l'equilibrio e il giovane alpinista ha iniziato una tragica scivolata che non gli ha lasciato scampo. Del resto rialzarsi da quelle pendenze è impossibile, il ghiaccio e la ripidità del pendio non lo consentono. A dare l'allarme sono stati il compagno di Gioele, che sciava accanto a lui ed altri due alpinisti che hanno assistito impotenti al terribile incidente. Tutti e tre sono rimasti illesi.

L'altra tragedia, sempre in mattinata, è andata in scena sulle montagne del Lecchese. Un escursionista 58enne durante l'ascensione verso la Cresta della Giumenta sul Resegone è precipitato per alcune centinaia di metri ed è deceduto sul colpo. L'allarme è stato dato da un altro alpinista e sul posto sono giunti i tecnici del Soccorso alpino della XIX Delegazione Lariana che hanno operato in condizioni difficili per il recupero del corpo vista la zona impervia.

Successivamente la salma è stata trasportata con l'elisoccorso all'obitorio dell'ospedale di Lecco.

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