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Dumping, vittoria italiana all'Ue

Dumping, vittoria italiana all'Ue

La Cina è sempre più vicina. Nel mirino degli uomini d'affari di Pechino non ci sono soltanto le nostre squadre di calcio perché l'espansionismo dei prodotti con gli occhi a mandorla sta rischiando di metterci definitivamente all'angolo: con una ripresa economica che deve ancora consolidarsi, occorreva intervenire subito e, questa volta, l'Europarlamento si sta adeguando. L' invasione dei prodotti dall'Oriente è diventata un'emergenza soprattutto per l'Italia fortemente penalizzata da certe forme di concorrenza sleale. Il pacchetto delle misure antidumping verrà approvato mercoledì dall'Europarlamento ma sarà soltanto una formalità perché l'accordo di massima è stato già trovato a Strasburgo. E si tratta, a tutti gli effetti, di un successo tricolore: non è un caso che a battersi in prima persona sia stato lo stesso presidente del Parlamento Europeo, Antonio Tajani, e che il relatore del provvedimento sia un altro italiano, Salvatore Cicu (Ppe-Forza Italia). Se consideriamo che, fino a poco tempo fa, il Belpaese contava come il due di picche a Bruxelles, il disco verde sui dazi vale oro, con effetti molto positivi per la nostra industria siderurgica che potrà respirare con una concorrenza meno aggressiva dal made in China. Per non parlare delle imprese della ceramica, concentrate soprattutto in Emilia-Romagna, del fotovoltaico e dei produttori di biciclette.

Un risultato che anche il presidente di Forza Italia, Silvio Berlusconi, ha festeggiato sabato, ad Arcore, assieme allo stesso Cicu. Anche Tajani ha cantato vittoria e al Giornale ha precisato: «Le nuove norme tuteleranno le imprese dalle ormai troppo frequenti azioni di concorrenza sleale da parte dei Paesi extraeuropei. I cittadini hanno bisogno di un'Europa che li protegga nell'era della sfida globale. È quello che Strasburgo sta facendo ogni giorno di più ».

Ma in che modo l'Europarlamento è riuscito a trovare l'intesa per dare il via libera al giro di vite? Tutto si è sbloccato con il compromesso raggiunto in ottobre tra Strasburgo, Consiglio e Commissione Ue sul nuovo sistema di calcolo dei dazi anti-dumping che si applicherà anche per Pechino. Si tratta, a tutti gli effetti, di una specie di «scudo» per evitare le distorsioni del mercato. Le aziende europee saranno, così, maggiormente tutelate anche da certi tipi di concorrenza con prezzi di vendita addirittura inferiori ai costi di produzione. È chiaro che, per evitare nuove «sorprese», Bruxelles dovrà ora tenere sempre la situazione sotto controllo con rapporti molto dettagliati sui vari Paesi esportatori, a cominciare dall'Estremo Oriente. Speriamo tutti, a questo punto, che le importazioni «gialle» non saranno più una «sindrome cinese» per l'Italia come, spesso e volentieri, è successo anche per colpa nostra.

Il motivo? L'aveva spiegato uno scrittore ed umorista israeliano, Ephraim Kishon: «Gli asiatici hanno conquistato i mercati mondiali con metodi sleali: lavorano durante le ore lavorative».

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