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E adesso prestiamo le chiese agli immigrati islamici

«Così possono pregare Allah». Il parroco: seguiamo l'appello del Papa

Gianpaolo IacobiniNon esistono al mondo moschee in cui ai cristiani sia consentito pregare inginocchiati davanti ad un crocifisso. Ci saranno invece presto chiese dove i musulmani avranno uno spazio tutto loro per invocare il Profeta. Naturalmente accadrà in Italia, in nome dell'integrazione, ça va sans dire. A Vicofaro, nel Pistoiese, l'operazione si farà, benedetta da due sacerdoti. Don Massimo Biancalani e il confratello don Alessandro Carmignani non mostrano esitazioni: «Stiamo semplicemente seguendo l'appello di papa Francesco», spiegano, sorpresi da tanta curiosità. «Che problema c'è», chiede meravigliato don Biancalani: «Vogliamo essere un esempio: speriamo che pure le altre parrocchie di Pistoia possano partecipare a questo percorso. Se vogliamo mettere in campo vera accoglienza e integrazione, non avrebbe senso farli pregare in uno scantinato». E perché non si dica che nel Belpaese non si sia capaci di ospitalità, insieme all'associazione «Virgilio-Città Futura» si è pensato ad ogni particolare, «nell'ambito di un più ampio e articolato» (e ci mancherebbe altro) «progetto di accoglienza», finanziato dal previdentissimo ministero degli Interni per una ventina di migranti. «Le comunità locali di riferimento precisano nella parrocchia di Santa Maria Maggiore saranno invitate a partecipare, a interagire con questi ospiti, a conoscere le loro storie per superare i tanti, troppi, atteggiamenti xenofobi di cui sono vittime». Prima di tutto, si baderà a garantire vitto e alloggio ai rifugiati di religione musulmana che a breve affolleranno le strade del paese e quelle della vicina Marliana. Poi, per loro, si spalancheranno anche le porte delle chiese. In due di esse, ad onor del vero, la preghiera sarà consentita soltanto in locali adiacenti alla canonica, attrezzate alla bisogna. In una terza, invece, come del resto già immaginato addirittura in fase di progettazione dell'edificio di culto, i sajjada potranno essere srotolati direttamente tra le navate. «Stenderemo dei tappeti nello spazio che si trova accanto all'altare», puntualizza don Biancalani, «in modo che chi vuole possa continuare a seguire la propria fede musulmana. Non hanno bisogno di molto: l'importante è potersi orientarsi verso la Mecca». Non godranno di analogo trattamento i cristiani che vivono tra i musulmani. Che anzi nelle proprie chiese vengono uccisi dai fanatici del jihad. Come a Potiskum, in Nigeria dove lo scorso luglio una donna kamikaze si fece saltare in aria in una chiesa ammazzando cinque fedeli. In mano avevano un rosario, cercavano Cristo.

Trovarono la morte in nome di Allah.

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