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E in caso d'emergenza il treno si guida da solo

Un sistema di sensori dovrebbe sostituire il cosiddetto "uomo morto"

E in caso d'emergenza il treno si guida da solo

Chi viaggia in treno va sano e va lontano. Gli esperti non hanno dubbi. Per loro i treni italiani sono a prova di errore: se l'uomo sbaglia, la tecnologia lo corregge. I Frecciarossa che collegano le principali città su oltre 1000 chilometri di linea ad una velocità di crociera di 300 km/h (entro il 2017 sfiorerà i 360) filano tranquilli con l'European rail traffic management system di livello 2, «un sistema che elimina la possibilità dell'errore umano assicurando il controllo della marcia del treno istante per istante», scrive orgogliosa Trenitalia sul proprio sito. Come funziona? Un nugolo di sensori integrati raccoglie a bordo le informazioni da trasmettere a intervalli predeterminati alla centrale attraverso la rete GSM-R, creando un canale di comunicazione bidirezionale che consente ai tecnici a terra di monitorare e - in caso di emergenza - intervenire in automatico, prevaricando le azioni di comando del macchinista. Insomma, pare avvicinarsi l'ora del pensionamento del Vacma: il dispositivo vigilante, meglio noto come «uomo morto», è un pedale da pigiare ogni 55 secondi per evitare che un malore o una distrazione del manovratore possa provocare disastri. Osteggiato dai sindacati, stoppato dai Tar, indagato dalle Procure, il povero pedale potrebbe ora farsi da parte per il motion detector, un lettore a infrarossi di respiri, battiti e movimenti. Un tassello in più nel mosaico della sicurezza anche sulle tratte tradizionali, un reticolato di quasi 12mila chilometri già tutelato dal Smct, il sistema di controllo della marcia che garantisce il monitoraggio delle azioni del personale di macchina in relazione ai segnali ferroviari, alla velocità del mezzo ed al posizionamento del materiale rotabile. «Dal 2007 a oggi non si sono verificate collisioni tra treni, grazie ai sistemi tecnologici di protezione», affermando orgogliosi dall'Agenzia nazionale della sicurezza ferroviaria. Ed il sistema, nel complesso, funzionerebbe talmente bene che nel luglio del 2014, senza che i passeggeri se ne accorgessero, il Regionale Venezia-Sacile arrivò puntuale a destinazione dopo aver marciato per 20 minuti col macchinista svenuto in cabina per il caldo.

Paradossalmente, però, il computer che tutto può rischia di diventare un ferrovecchio nell'era del terrore globale, suggerendo la permanenza in servizio dei macchinisti. I treni ad elevata tecnologizzazione, e tra questi i Frecciarossa, sono pericolosamente esposti alle incursioni informatiche. «I malware intelligenti utilizzati dagli hacker», spiega David Stuplles, professore di elettronica e radiosistemi alla City University di Londra, «altereranno il modo in cui i treni rispondono ai segnali. Ed il fatto che il sistema ERTMS sia completamente digitale potrebbe consentire agli hacker di entrare in esso e iniettarvi informazioni false, con il rischio di provocare incidenti gravi». Un allarme rilanciato a fine dicembre al Chaos Communication Congress di Amburgo dai ricercatori Sergey Gordeychik, Alexander Timorin e Gleb Gritsai con il loro studio sui sistemi informatici utilizzati dalle ferrovie europee. L'alta velocità su binario? Corre sicura, ma teme i pirati del web.

Anche in Italia.

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