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E la Cei si affida a Mattarella per bloccare la Cirinnà

I vescovi puntano sul presidente della Repubblica: l'ultima speranza per i cattolici contro la legge

E la Cei si affida a Mattarella per bloccare la Cirinnà

Anna Maria GrecoRoma Il Family day ha rafforzato le speranze del mondo cattolico. Meglio, della parte più tradizionale che non condivide le morbide aperture del Papa, il rifiuto di emettere condanne dalla cattedra di Pietro, il freno all'interventismo dei vescovi, anche di fronte a una legge che riconoscerebbe oltre alle unioni gay l'adozione di figli da parte di quelle coppie.L'appello che sale dalla piazza vuole rompere il silenzio del Quirinale, far scendere in campo un presidente convintamente cattolico, ma restio a esporsi su temi che lo opporrebbero al governo Renzi. La pressione su Sergio Mattarella si fa forte, da parte di cardinali come Camillo Ruini, vescovi come quello di Campobasso Giancarlo Maria Bregantini, esponenti di movimenti e partiti.L'unità politica dei cattolici non esiste più da decenni, è rimasto vuoto il posto della vecchia Democrazia cristiana, e l'impegno dello schieramento trasversale che va dal Pd a Fi, dalla Lega a Fdi, non riesce a condizionare le scelte del parlamento laico. Le mobilitazioni ai tempi di divorzio e aborto, anche della fecondazione assistita, sono lontane.Battaglie perse, è vero, ma stavolta «non è detto che siamo sconfitti», avverte Ruini. Dopo la prova di forza del Circo Massimo, il messaggio è: se anche siamo minoranza in Parlamento, nel Paese reale la situazione è ribaltata. L'ex cardinale vicario di Roma, già presidente della Cei Ruini, avverte dal Corriere della Sera che non è d'obbligo adeguarsi alla «modernità egemone» dal punto di vista culturale in Europa e in Italia, che il Family day rappresenta «un'altra modernità», il «sentire di gran parte del nostro popolo» e la sua voce va ascoltata. Servono «modifiche profonde» del ddl Cirinnà, riconoscendo i diritti «alle persone che formano le coppie, non alla coppia come tale, per evitare equiparazioni al matrimonio», stralciando le adozioni e togliendo «i tanti riferimenti al diritto matrimoniale e al diritto di famiglia», che aprirebbero la strada all'equiparazione con il matrimonio, con «le decisioni della magistratura». A queste condizioni la legge sulle unioni civili «si può senz'altro fare», l'accordo è possibile.«Già da martedì in Senato - dice ai giornali il vescovo Bregantini - i termini del ddl Cirinnà dovranno cambiare. Anche perché credo che se rimarrà così com'è toccherà al presidente Mattarella intervenire». Per lui, la piazza di sabato «rappresenta la maggioranza del Paese».Bregantini è uno dei pochi vescovi ad aver partecipato al Family day. Pesa il monito di Francesco, che certe battaglie vuole lasciarle ai laici e all'Angelus ha detto che non servono «padrini» e «nulla può escludere da cuore di Dio». Ma l'Osservatore romano ha ricordato la sua difesa della famiglia e riportato le critiche al ddl del vescovo di Trapani, Pietro Maria Fragnelli. «È tempo di risposte - avverte Avvenire - alla corale domanda che sale dal basso.

Cioè di serie correzioni di rotta e di scelte coraggiose, davvero eque e lungimiranti».

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