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E Confindustria ribatte: "Si tagli il cuneo fiscale"

Boccia sostiene il ticket Calenda-Padoan: "Il Pil riparte solo se si aiutano le imprese"

E Confindustria ribatte: "Si tagli il cuneo fiscale"

Il cahier de doléances presentato ieri da Confesercenti ha prodotto un doppio effetto antirenziano. Non solo politico con il sempre maggior risalto guadagnato dal ministro dello Sviluppo Calenda, ma anche economico con l'ulteriore ricompattamento di Confindustria attorno al taglio del cuneo fiscale ipotizzato in primis dal ministro dell'Economia, Pier Carlo Padoan. «A maggio abbiamo lanciato la proposta: azzeramento del cuneo fiscale per tre anni per i giovani neoassunti a tempo indeterminato», ha rilanciato il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, che è in attesa di notizie da parte del Tesoro («Vedremo se è in linea con le nostre aspettative»).

Anche per gli industriali «ripartire dal taglio dell'Irpef è un errore perché non abbiamo altre risorse nel Paese dovendo fare attenzione al debito, al deficit e alla crescita». Il numero uno di Viale dell'Astronomia, ieri a Verona per l'assemblea degli imprenditori locali, ha sottolineato che «se oggi abbiamo un incremento di Pil che ha permesso lo sconto sulla manovra è perché abbiamo fatto una politica sui cosiddetti fattori produttivi e sulle imprese: se cresce il Paese, crescono le imprese e cresce l'occupazione».

Queste pressioni contrapposte si riverberano sul governo. Da una parte, infatti, ci sono coloro che vorrebbero uno sconto sulle imposte sui redditi per sostenere i consumi. Dall'altro lato, i sostenitori del taglio del cuneo fiscale i cui effetti benefici non confliggerebbero con la necessità di tenere i conti sotto controllo. Ecco perché il viceministro dell'Economia, Enrico Morando, ieri ha sentito il bisogno di rassicurare un po' tutti ribadendo che la legge di Bilancio per il 2018 sarà « impegnativa, ma non sarà lacrime e sangue». Oltre al disinnesco delle clausole di salvaguardia, vi sarà perciò spazio per la diminuzione del cuneo fiscale. Una circostanza confermata anche dal ministro del Lavoro, Giuliano Poletti. Il governo lavora per «migliorare le condizioni d'accesso al mercato del lavoro», ha dichiarato.

Un intervento possibile se e solo se Bruxelles confermerà lo sconto dello 0,3% di Pil per la correzione di bilancio.

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