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E Cottarelli incensa il prof Monti: "Senza di lui debito alle stelle"

Il rapporto disavanzo-Pil contenuto solo grazie al «rigore»

E Cottarelli incensa il prof Monti: "Senza di lui debito alle stelle"

Roma - Benedetto sia il governo di Mario Monti ed Elsa Fornero; aver avuto i «tecnici» al comando, una delizia e una fortuna. E noi che credevamo fosse stata una iattura, tra le tante toccate al Paese, che in poche mosse mise in ginocchio la (già fragile) economia italiana e tagliato, con la scure delle tasse, quel poco che vi cresceva.

A tentare di invertire, se non la storia, di sicuro la percezione che ogni cittadino italiano in buona fede e in buona salute mentale ha avuto degli anni 2011-2013, ci hanno provato in tanti. Ciclicamente gli economisti che, come si sa, la imbroccano giusta solo con il senno del poi. In questo caso è il premier mancato Carlo Cottarelli, mr. Spending review, a (s)piegare gli accadimenti secondo la fredda (?) logica dei numeri. Un avvertimento, forse un penultimatum dei «soliti noti» (Ue e dintorni) al governo giallo-verde ora in difficoltà, posto com'è davanti al bivio tra «desideri e realtà». Lasciate perdere ritocchi alla Fornero e flat tax, fa sapere Cottarelli dall'alto delle «simulazioni» messe a punto dall'Osservatorio sui conti pubblici da lui diretto.

Soltanto grazie alla scure austera di Monti e Fornero l'Italia è scampata alla Troika e al tracollo stile-Grecia. Pericolo però, dice l'economista, che si può «potenzialmente» ripresentare, se il nuovo governo non farà le «riforme che davvero servono a far crescere l'economia». Cottarelli parla volentieri, a margine del Festival del Lavoro in corso a Milano. «Spero che il nuovo governo si occupi di queste cose piuttosto che agganciarsi a questa idea che per far crescere l'Italia lo Stato debba spendere di più perché rischiano di causare una crisi peggiore di quella del 2012. L'economia italiana non crescerà facendo più deficit, perché abbiamo un deficit già così elevato che sarebbe controproducente: farebbe andare su lo spread e questo farebbe rallentare l'economia italiana... Non illudetevi!».

A sentire rievocare il famigerato spread, che tanto ha potuto sulla politica degli ultimi anni, il duo Salvini-Di Maio potrebbe mettere come minimo le mani sulla pistola. Ma d'altronde è tutta di questo tenore, la minacciosa ricostruzione storica cottarelliana che parte dalla crisi mondiale del 2008-2009, passa per la conseguente riduzione del Pil, il contagio della crisi greca, arriva fino alle «improvvide dichiarazioni di Merkel e Sarkozy a Deauville a fine 2010». Contesto che fu la vera causa della crescita del rapporto tra debito pubblico e Pil, e non certo «la stretta fiscale del 2012, che invece ne attenuò la crescita». Assunto da prendere, secondo Cottarelli e i suoi, come oro colato: «Non è vero che il debito pubblico è aumentato perché c'è stata la stretta fiscale e, quindi, per ridurre il debito rispetto al Pil bisogna spendere di più».

Senza quella «stretta» del 2012, spiegano ancora, «il rapporto tra debito e Pil sarebbe aumentato più rapidamente e sarebbe attualmente tra il 142 e il 145%... Le simulazioni condotte implicano che non è possibile ridurre il rapporto tra debito pubblico e Pil attraverso manovre espansive; non esistono precedenti in nessun Paese», conclude lo studio.

Da prendere, più che con le pinze, con i debiti scongiuri.

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