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E i due vicepremier scelgono la fuga. Salvini si pente della foto con l'ultrà

Il leghista canta con Al Bano e Di Maio resta dietro le quinte

E i due vicepremier scelgono la fuga. Salvini si pente della foto con l'ultrà

Roma - Con il governo in ritirata sulla manovra, preferiscono restarsene alla larga. Di fronte alla resa all'Europa, i due vicepremier Luigi Di Maio e Matteo Salvini decidono consapevolmente e clamorosamente di non metterci la faccia. E il gesto naturalmente non passa inosservato, nonostante i comunicati d'ordinanza con cui entrambi i politici plaudono a chi, ossia il premier Giuseppe Conte, ci ha messo la faccia eccome. Non bastano nemmeno i tentativi di dissimulare l'assenza. Con Di Maio che fa ghosting per tutto il giorno o quasi, concedendosi più volentieri sullo «spazzacorrotti», e Salvini che sceglie di apparire al fianco di un simbolo pop del Sud Italia, Al Bano.

Già, il ministro dell'Interno, nel giorno in cui in Senato Conte prova a difendere la manovra ridisegnata da Bruxelles aggrappandosi alla mancata procedura d'infrazione, pensa bene di concedersi un bagno social in compagnia del popolare cantante di Cellino San Marco. Che gli fa visita al Viminale, portandogli pure una bottiglia da 5 litri del suo primitivo (Bacchus) e due imprenditori cinesi che vorrebbero portare in Oriente il made in Italy da bere e da mangiare. Così, tra un brindisi e un selfie, Salvini non ha mancato di ringraziare l'alfiere del bel canto in chiave meridionale, con il quale - a quanto ha poi rivelato Al Bano intervenendo a Un giorno da Pecora - avrebbe anche cantato un paio di brani del repertorio del cantante pugliese: Nel Sole e poi la celebre «Felicità». L'audizione da x factor in salsa brindisina avrebbe però avuto esiti quantomeno contraddittori se, come ha raccontato l'artista di Cellino San Marco, Salvini si sarebbe solo «difeso bene», ma restando «centomila volte meglio» come politico rispetto alle doti canore.

Di certo il siparietto oltre a dilettare Salvini ha permesso al numero uno del Carroccio di guadagnare qualche credito in popolarità nel Mezzogiorno, e di spendersi ancora come difensore del Bel Paese. Immancabile, infatti, il tweet del ministro sull'incontro col «grandissimo» Al Bano, che «mi ha anche regalato una bottiglia riserva speciale Matteo Salvini», conclude «onorato» il titolare del ministero dell'Interno, prima di finire con tricolore e slogan adatto all'uopo: «Viva la musica, la cultura e i prodotti italiani!». Pur di risparmiarsi la scomoda vetrina di giornata sulla manovra, poi, il leader leghista ha persino fatto una mezza retromarcia sull'abbraccio con l'ultras milanista con precedenti per droga, spiegando che se avesse conosciuto lo stato della fedina penale dell'uomo avrebbe «certamente» evitato di farcisi immortalare.

Ancora più estrema la strategia di Di Maio che ha scelto un profilo bassissimo per la giornata. Oltre ai complimenti di rito a Conte, il leader M5s si è affacciato solo sui consueti social, e soprattutto per insistere nel commentare l'approvazione, martedì, della legge «spazzacorrotti». L'aveva già fatto a caldo, il vicepremier, e pure ieri ha insistito chiedendo «massima condivisione» per il suo post sul via libera definitivo al ddl tanto caro al Movimento. «È proprio vero: ride bene chi ride ultimo», ha scritto il pentastellato sul suo profilo Facebook: «Oggi ridono gli italiani e piangono i corrotti e i loro alleati.

Buon cambiamento a tutti!».

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