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E i giudici "aprono" ai cittadini armati

Dopo l'iniziale bocciatura del ddl adesso le toghe si mostrano possibiliste

E i giudici "aprono" ai cittadini armati

Il ddl sulla legittima difesa, dopo l'approvazione del 4 maggio alla Camera, è fermo al Senato. A «muoversi» - concettualmente - è invece l'Associazione nazionale magistrati (Anm) che, dopo l'iniziale bocciatura (senza appello) del nuovo testo di legge, sembra ora mostrarsi più possibilista circa l'eventualità che i cittadini - in determinate circostanze - possano difendersi da soli ricorrendo all'uso delle armi. Almeno questo è ciò che sembra trapelare dall'intervento del presidente dell'Anm, Eugenio Albamonte, che ieri è intervenuto sulla vicenda dell'avvocato 47enne che due giorni fa a Latina ha ucciso un ladro che si era introdotto in casa di suo padre.

«Non va demonizzata la possibilità di difendersi legittimamente nei termini e nei modi che il codice consente, d'altra parte è bene che questo venga affiancato da una riflessione sulla modalità corretta di usare le armi», ha dichiarato all'Adnkronos Albamonte. Che ha aggiunto: «Si tratta di un tema molto delicato. Abbiamo avuto pochi mesi fa un dibattito molto acceso nella società, legato alle riforme di legge sulla legittima difesa. E c'è il problema della percezione di sicurezza rispetto alla situazione reale della sicurezza». A giudizio del presidente dell'Anm, «bisognerebbe approfondire un po' di più alcuni temi rimasti fuori dal dibattito: una volta che uno ha un'arma, come utilizzarla con perizia e custodirla in modo che non ci siano danni per i terzi». Un'«apertura» - questa della magistratura italiana - di cui il legislatore dovrà tener conto, anche perché dovranno poi essere proprio i giudici a calibrare i propri verdetti sulla base del nuovo dettato normativo. Una riforma - va ricordato - che nasce dal senso di diffusa insicurezza (il dibattito su quanto poi essa sia «reale» e quanto invece solo «percepita», è francamente ozioso, ndr) che attanaglia ampi strati della società italiana. Il ddl sulla legittima difesa licenziato dalla Camera dei deputati il 4 maggio (225 voti a favore, 166 contrari, 11 astenuti) prevede la «giustificazione per la reazione nei confronti di chi si introduce in maniera violenta in una proprietà e si rende responsabile di un'aggressione». Il testo non manca però di evidenziare che «ci dovrà comunque essere equilibrio tra difesa, offesa e pericolo». La legge, ora ancora parcheggiata in Senato, è stata sostenuta dalla maggioranza parlamentare, mentre è stata criticata da Forza Italia, Fratelli d'Italia e Lega Nord, che la considerano ancora troppo restrittiva nei confronti del diritto alla difesa dei cittadini che subiscono intrusioni nelle loro abitazioni. Secondo il nuovo testo, la legittima difesa si applicherà alle aggressioni commesse in casa, in ufficio o in negozio di notte (questo elemento «notturno» ha scatenato le maggiori polemiche, ndr) e con l'utilizzo della violenza, della minaccia e dell'inganno.

Il «turbamento psichico causato dall'aggressione» è considerato dalla norma «una motivazione di esclusione di colpa in caso di reazione violenta della vittima».

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