Politica

E l'esecutivo si prende anche le Asl

I manager sanitari saranno preselezionati dal ministero della Salute Zaia, il governatore del Veneto: farò ricorso alla Corte costituzionale

Francesca AngeliRoma «Impugnerò il decreto davanti alla Corte costituzionale». Il presidente della Regione Veneto, Luca Zaia, non intende sottomettersi «al piano accentratore di Renzi». Questa volta a far infuriare il governatore è la riforma del settore sanitario approvata due sere fa in consiglio dei ministri che rimette nelle mani del governo centrale la nomina dei direttori generali di Asl ed ospedali.«Un decreto perfettamente in linea con il Renzi pensiero che con la riforma costituzionale appena approvata in Senato sta riproponendo la peggiore formula del neocentralismo - attacca Zaia -. Invece di guardare al modello federale tedesco Renzi si ispira al centralismo greco. Noi preferiamo la Germania». La principale novità è l'istituzione presso il ministero della Salute di un elenco nazionale dei soggetti ritenuti idonei a ricoprire l'incarico di direttore generale nelle strutture del Servizio sanitario nazionale, compresi i policlinici universitari. Al presidente della Regione verrà proposta una terna di candidati pescati dall'elenco nazionale. Nella terna non potranno essere inseriti coloro che abbiano ricoperto l'incarico di direttore generale per due volte presso la stessa Asl. Toccherà poi alle Regioni definire gli obiettivi e verificare che siano raggiunti nel rispetto della massima trasparenza.«In sostanza il governo vuole che io guidi in autostrada bendato e contromano - sbotta Zaia -. Loro nominano i manager ma io devo rispondere del buono o cattivo funzionamento delle Asl. Non ci sto». Il governatore sottolinea che il Veneto è una regione benchmark per la sanità (ovvero l'istituzione di riferimento per l'ottimo rapporto tra qualità delle prestazioni e costi). «Ho ridotto il numero dei direttori generali Asl da 21 a 9 e ho i conti in attivo non devono dirmi loro chi scegliere», conclude Zaia che probabilmente non sarà solo nella sua battaglia visto che anche il presidente della Lombardia, Roberto Maroni aveva espresso molte perplessità sul decreto. Maroni fa notare che il governo per i criteri «ha copiato il modello lombardo che ho inventato io».Ma non c'è soltanto il decreto del governo ad agitare le acque della sanità pubblica. Dopo le 24 ore di sciopero del 16 dicembre i medici rilanciano e proclamano 48 ore di blocco il 17 ed il 18 marzo per «salvare la sanità pubblica» dice il segretario generale dell'Anaao Assomed, Costantino Troise, di fronte ad una politica «tesa soltanto a ridurre il finanziamento e comprimere l'offerta».

Massimo Cozza, segretario nazionale Cgil medici, rivendica la necessità di «ricostruire un sistema sanitario che sia in grado di tutelare la salute dei cittadini senza che siano costretti a rivolgersi al privato o a non curarsi a causa di barriere all'accesso come i ticket o le liste d'attesa».

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