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E Luigino scivola su Rai-Netflix

Da Suburra a Raiplay, svarioni M5s sulle reti italiane

E Luigino scivola su Rai-Netflix

Chissà se il ministro Di Maio avrà mai acceso Netflix. Scrive sul Blog delle Stelle nel suo intervento che predice la morte della tv tradizionale: «Un prodotto italiano di successo diffuso su Netflix o piattaforme simili, sarebbe un volano importante per far conoscere il nostro stile di vita e per far ripartire la nostra industria culturale... ». Peccato che da tempo il colosso in streaming metta in visione film e serie Rai famosissime, da Il giovane Montalbano a Don Matteo a Una grande famiglia. L'accordo tra le due aziende risale all'ottobre 2017 e la prima produzione originale italiana di Netflix dopo il suo sbarco nel nostro paese è stata Suburra, la serie su Ostia corrotta, coprodotta con la Rai medesima e la società Cattleya... E da qualche settimana trasmette anche serie e film Mediaset. Insomma, certamente il cavallo di Viale Mazzini e Cologno si muovono al trotto rispetto alle sfrenato galoppo della piattaforma on line californiana, però proprio ai tempi della tv in bianco e nero non sono rimasti. Come pare, invece, dalle parole in libertà espresse via blog dal ministro dello Sviluppo con delega alle telecomunicazioni: «Le televisioni tradizionali, cioè Rai e Mediaset, hanno i giorni contati», perché colossi come Netflix stanno conquistando fette di mercato sempre più ampie e «tra cinque anni secondo Morgan Stanley raggiungeranno il 20 per cento». «Quindi - sentenzia Di Maio - è fondamentale riuscire a rinnovarsi con nuove persone e idee..»

Vero, però magari questo lo sanno anche dalle parti di Rai e Mediaset, per restare nell'ambito dei broadcaster tradizionali citati dal ministro, ma il discorso andrebbe allargato a Sky, Tim, Amazon e agli altri operatori Internet. Restringendo il discorso a viale Mazzini e a Cologno, entrambe hanno da anni una piattaforma in streaming: Ray Play e Infinity. Non raggiungono la raffinatezza tecnologica e non hanno una immensa library internazionale come quella di Netflix (che distribuisce a livello mondiale), però non sono neppure realtà fallimentari. Anzi, Rai Play è il fiore all'occhiello della gestione dell'ex dg Campo Dall'Orto, funziona perfettamente ed è un passo avanti in quella direzione auspicata da Di Maio medesimo. E, per fornire qualche dato, sono ben 7 milioni gli utenti registrati di Raiplay, mentre Netflix non fornisce i numeri sull'Italia, ma solo a livello globale.

Insomma, nel loro piccolo, Rai e Mediaset, come gli altri broadcaster nazionali, stanno lavorando per creare dei sistemi multipiattaforma (lineare, on demand, in chiaro, in pay) e alleanze plurime che consentano la visione a pubblici diversi, ognuno con la sua modalità di fruizione. Tenendo conto che, allo stato attuale, Rai, Mediaset e La7 detengono ancora il 65 per cento del pubblico totale. E che, banalmente, show come Sanremo, la Nazionale, tanti altri eventi e l'informazione sono garantiti ancora dalla tv tradizionale. Di tutto questo non c'è traccia nel lungo post pubblicato dal Ministro dello sviluppo tecnologico. «Dico che è tempo che in Italia si inizi ad anticipare il futuro e a fare investimenti che vanno nell'ottica delle nuove tecnologie e non di quelle vecchie», scrive il ministro. Ecco, magari, quello che lui dice di sognare in parte è già realta..

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