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E ora il dittatore minaccia il carcere per Guaidó

Malta e Bulgaria riconoscono il presidente. Erdogan accusa l'Ue di voler «cacciare Maduro»

E ora il dittatore minaccia il carcere per Guaidó

San Paolo (Brasile) - Mentre da un lato si appellava al Papa per l'ennesimo dialogo al fine di guadagnare tempo, ieri il dittatore del Venezuela Nicolás Maduro ha minacciato di fare arrestare il presidente costituzionale Juan Guaidó da Maikel Moreno, il pluriomicida alla guida della Corte Suprema illegittima.

Difficile che persino l'ex killer dei servizi di polizia Moreno - che nel 2017 aveva chiesto la cittadinanza italiana come scrivemmo qui a suo tempo - abbia il coraggio di farlo. Anche perché Maikel capisce come va il mondo e sa che il tempo per Maduro è scaduto. Ieri, del resto, oltre a Malta persino la Bulgaria, grazie al suo Parlamento, ha riconosciuto Guaidó come presidente costituzionale del Venezuela, nonostante il premier di Sofia sia dichiaratamente filo-russo. Giusto per capire che Putin, al di là delle parole, mastica di realpolitik al pari di Evo Morales (caso Battisti docet) e, soprattutto, sa come Maduro abbia perso qualsiasi contatto con la realtà. E che il dittatore - che usurpa dal 10 gennaio la presidenza - sia sempre più debole lo dimostra anche, sempre ieri, il suo ridicolo appello agli Stati Uniti, affinché tornino a comprargli pagando cash i 500mila barili di petrolio. Venticinque/30 milioni di dollari al giorno con cui faceva cassa per pagare la fedeltà dei suoi 900 generali: da lunedì scorso Washington ha chiuso i rubinetti sino a quando se ne andrà, che Maduro si metta l'animo in pace. L'usurpatore da colpa alle sanzioni Usa ma quelle duravano da oltre un anno, le ha imposte anche la Ue con decine di altri paesi civili nel mondo, erano ad personam e gli facevano il solletico. Ad avergli tolto l'ossigeno è stata invece la fine di questo acquisto anti-etico e immorale, per di più ricambiato da continui suoi insulti contro «gli imperialisti del Nord».

Papa e Trump, insomma, il delfino di Chávez è sempre più disperato, e deve solo far sorridere Bruxelles se il presidente della Turchia, Recep Erdogan, ha accusato l'Unione europea di voler «cacciare Maduro». Proprio Erdogan che da mesi si porta via l'oro estratto illegalmente a tonnellate dal dittatore (per la cronaca massacrando gli indios Pemón) del resto cosa doveva dire?

Improbabile anche che Maduro commetta la follia di chiudere il Parlamento, tramite la Costituente comunista da lui illegittimamente creata due anni fa. Minacce queste che sono circolate ieri ma che non hanno avuto alcun seguito, a tal punto che ieri Guaidó si è incontrato proprio in Parlamento con una decina di ex ministri di Chavéz, tutti concordi nel liberarsi di Maduro quanto prima, oltre che a ricevere gli aiuti umanitari inviati dal mondo democratico e che stanno arrivando alla spicciolata in Colombia (Cucuta), Brasile e nei Caraibi. Caritas e Croce Rossa hanno già fatto sapere di essere pronti a distribuirli mentre il Parlamento - quando in Italia era oramai notte e senza essere stato chiuso da nessuno - ha approvato in tutta tranquillità lo Statuto che guiderà il Venezuela di nuovo alla Democrazia e al Ristabilimento della Costituzione, violata da tre anni in modo sistematico da Maduro. Che ieri ha dovuto incassare anche il «ciao» da parte della Chiesa cattolica venezuelana, che prima ha definito «moralmente inaccettabili la crescente repressione per motivi politici, la violazione dei diritti umani e gli arresti arbitrari e selettivi anche di minori». E poi ha chiarito: «Il popolo venezuelano si è risvegliato ed è in strada perché vuole un cambio alla guida politica e democratica del Paese».

E in serata Isabel Allende, figlia del presidente cileno ucciso l'11 settembre 1973, ha ribadito: «Maduro si paragona a mio padre Salvador? Un'offesa».

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