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E ora nel Movimento è guerra civile. C'è chi gioisce per i guai di Di Maio

Il contraccolpo del caso campano si sente. E il 13% degli elettori del M5S è incerto sul voto futuro

E ora nel Movimento è guerra civile. C'è chi gioisce per i guai di Di Maio

Roma - Le istantanee del panico in casa 5 Stelle ieri erano due: quella di Beppe Grillo che a Firenze scappa come una lepre per sfuggire ai giornalisti, strillando che «il caso Quarto è chiuso»; e quella dei primi allarmanti sondaggi post terremoto campano.Meno un punto per il partito, meno 3,7% nella fiducia all'aspirante leaderino Luigi Di Maio, e il 13% degli elettori M5S che si dichiara incerto sul voto futuro, secondo i dati registrati da Euromedia Research di Alessandra Ghisleri. L'inciampo si rivela più costoso del previsto, e questo spiega le facce tetre e le bocche cucite dei parlamentari grillini.

Anche se tra loro c'è chi non nasconde il segreto giubilo per la caduta della stella Di Maio: invidie e rivalità covano sotto la cenere. Del resto proprio Quarto è una delle palestre dello scontro interno per il predominio: la sindaca neo-espulsa era una fedele di Roberto Fico, mentre il candidato precedente (poi ritirato causa abuso edilizio) era di Di Maio. Grillo favoleggia di mobilitazioni nazionali destinate a spostare i riflettori dalla debacle politico-giudiziaria di Quarto, e fa trapelare che nelle prossime settimane tutti i quadri e gli eletti del movimento verranno spediti in giro per i Comuni italiani ad «assediare il Pd» ovunque vi sia qualche indagato democrat. «La patente dell'onestà non ce la toglie nessuno», tuona l'ex comico. Il problema è che i grillini stanno scoprendo con terrore che la patente non basta, perché il caso Quarto è innanzitutto un caso di insipienza politica collettiva. E di un assetto interno che palesemente non funziona quando, dalla denuncia strillata, si passa al governo delle città. Il famoso «direttorio» (che, guarda caso, è a stragrande maggioranza campana: 4 su 5) è accusato da molti parlamentari di incapacità di gestire le emergenze, e l'imputazione è silenziosamente (per il timore di nominare il nome di dio invano) estesa a Casaleggio, che si è tenuto per un intero week end i «ragazzi» del direttorio a Milano per programmare le contromosse senza cavare un ragno dal buco, visti i risultati.

Ora pencola sui consiglieri reprobi di Quarto, rimasti fedeli al sindaco, la fatwa dell'espulsione collettiva, minacciata da Casaleggio. Ma l'incertezza regna sovrana, nella consapevolezza del rischio di finire sepolti dal ridicolo. «Dobbiamo darci regole nuove e più organizzazione», ammette un fedelissimo casaleggiano, il deputato Ivan Della Valle.

I capisaldi dell'organizzazione grillina iniziano a vacillare: «Con le sole primarie online per scegliere i candidati - dice - arrivano gli infiltrati». Intanto il tam tam di Montecitorio annuncia nuovi guai in arrivo in altri comuni a Cinque Stelle: dopo Livorno, Gela, Quarto può venire il turno di Pomezia?

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