Politica

E Re Giorgio non vuole più scendere dal trono

L'interventismo di Napolitano che dà la linea anche sulle riforme

E Re Giorgio non vuole più scendere dal trono

Roma - Emerito chi, lui? Macché, Giorgio Napolitano non è proprio un ex e tanto meno si è messo a riposo. Eccolo infatti ancora sul trono a dare la linea un po' su tutto. Sulla politica interna: «Sosterrò la conferma della legge di riforma approvata dal Parlamento». Sull'emigrazione: «Guai a far saltare gli accordi di Schengen». Sui rapporti con l'Europa: «Non c'è la prospettiva di un confronto teso tra Roma e Bruxelles, il presidente del Consiglio è stato chiaro». Su Renzi: «L'Italia non è un sorvegliato speciale, in questi due anni il governo e il Paese hanno dimostrato una volontà riformatrice e i nostri partner hanno apprezzato i risultati». Su Alfano: «Fa bene a non chiudere le frontiere».Napolitano parla e una pagina interna del Corriere della Sera fatica a contenere il suo pensiero. Sergio Mattarella invece tace, o quasi. Tanto sono chiari e diretti i concetti espressi nell'intervista rilasciata da King George, quanto sono stati prudenti e felpati toni e contenuti del discorso alla nazione del suo successore. Una supplenza? Una presidenza-bis? Dai banchi del Senato, o dagli uffici di Palazzo Valentini, Napolitano non ha smesso mai di fare politica: le mediazioni tra Renzi e la minoranza del Pd, i vertici con Kerry e il russo Lavrov, i contatti con Obama. Eppure nei giorni era rimasto in silenzio proprio perché non voleva oscurare l'esordio di Mattarella, il primo messaggio di Capodanno del settennato.Però adesso dice la sua, sbilanciandosi ad esempio sulla riforma istituzionale. «Mi auguro che le opposte parti politiche si confrontino sul referendum nella sua oggettività. Cioè pronunciandosi sul merito della riforma, della sua necessità e della sua - a mio avviso - indilazionabilità, e non facendone materia di scontri politici personalizzati». Oppure, sui migranti. «Guai a far saltare l'accordo di Schengen, a ristabilire confini nazionali e a erigere muri, a mettere a rischio la conquista storica della libera circolazione delle persone all'interno dell'Unione». Secondo lui «occorre stare molto attenti a non sovrapporre il rischio terrorismo a un approccio di apertura regolata soprattutto verso quanti hanno diritto all'accoglienza come rifugiati».Poi analizza il momento difficile nei rapporti con la Ue, invitando Renzi a non tirare troppo la corda. «Per l'Italia è importante il dialogo con chi ha altre posizioni nelle istituzioni europee». Ma che serva un'uscita dall'austerità, lui lo sostiene da anni. «Va approfondita una strategia di sviluppo seria, concertata al livello europeo, che abbracci novità ormai mature come l' attribuzione di una capacità di bilanciò all'Ue. È uno sforzo a cui il nostro Paese può dare il suo contributo».

Il re è tornato, anzi, non se ne è mai andato.

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