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E Sala fa una cosa di sinistra: biglietto del metrò a due euro

Pisapia lo portò da 1 euro a 1,5. Dal 2019 altri 50 centesimi Con i dem al governo la tariffa urbana è raddoppiata

E Sala fa una cosa di sinistra: biglietto del metrò a due euro

Per far digerire la pillola amara ai milanesi (e non solo a loro) il sindaco Beppe Sala ha annunciato la stangata con un anno di anticipo. «Dal primo gennaio del 2019 - ha avvisato ieri - il biglietto dei mezzi pubblici costerà due euro», cinquanta centesimi in più, e gli aumenti colpiranno anche gli abbonamenti. Dopo otto anni di tariffa bloccata a un euro sotto le giunte di centrodestra (dal 2002 al 2010) già Giuliano Pisapia festeggiò il primo anno da sindaco di Milano alzando il prezzo a 1,5 euro e ora Sala segue la orme sostenendo che «non sarà un aumento così consistente», il costo del resto «è fermo dal 2011» e «rispetto alla qualità del servizio e a quanto si paga in altre città europee, il prezzo di Milano anche a 2 euro sarà ancora basso». In confronto alle altre grandi città italiane, non c'è dubbio. A Roma Capitale funzionano - bene o male - 60 chilometri di metropolitana, Napoli manovra una ventina di chilometri, Torino appena 13. Il metrò di Milano con le sue quattro linee copre 101 km ma guardando solo a qualche esempio Ue, la rete di Parigi è lunga oltre il doppio (220 chilometri) e il biglietto singolo costa 1,7 euro. A Madrid il prezzo del ticket è lo stesso di Milano e si viaggia sui binari per 293 chilometri, anche dal centro all'aeroporto internazionale di Barajas. La metropolitana di Londra è lunga 402 chilometri, la singola corsa per chi viaggia nelle zone 1 e 2, dove si trovano i principali punti di attrazione, costa 2,90 sterline se si acquista la Oyster Card, una «carta prepagata» che permette di risparmiare il 50% rispetto all'acquisto in contanti. Un modello che in campagna elettorale Sala ha promesso di importare anche a Milano. E forse dovrebbe ispirarsi anche al modello delle zone tariffaria, il costo della tube cambia a seconda delle nove aree in cui è suddivisa la capitale britannica.

Scatterà pure nel 2019 ma l'annuncio della stangata sui trasporti milanesi a tre mesi da quello che dovrebbe essere un election day rende ancora più faticosa la corsa del candidato governatore del Pd in Lombardia, Giorgio Gori, già in affanno contro il presidente uscente Roberto Maroni. Sala prova a scaricare le responsabilità degli aumenti sulla Regione: «Nella ripartizione delle risorse per il trasporto pubblico locale assegnate dal governo alle Regioni siamo fermi a dieci anni fa, chi investe su nuove infrastrutture non viene premiato. È la Regione che deve farsi sentire a Roma, mi aspetto che anche Gori prenda posizione su questo tema».

Il centrodestra gli ricorda che i governi Pd hanno tagliato 200 milioni alla Lombardia sul capitolo trasporti.

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