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E sul quesito trappola Fi si appella al Colle

Brunetta vuole chiarimenti sulla scheda Renzi: «Con il No si torna a Salvini»

E sul quesito trappola Fi si appella al Colle

Roma Essendo ormai nel pieno dell'asilo Mariuccia, tra grillini romani e fiorentini ingrulliti, non poteva certo esserci risparmiato un classico: la volpe e l'uva. Con la sua morale stringente (traduzione letterale da Esopo): così anche alcuni tra gli uomini, che per incapacità non riescono a superare le difficoltà, accusano le circostanze.

Sicuro, anzi «ovvio che facessero un vertice senza di me, conoscendo il modo di ragionare della Merkel è un avvertimento», imbecca la stampa di regime il Volpino di Palazzo. E ieri Matteo Renzi era ancora arrabbiato («Neppure più di tanto», registrava l'inginocchiato Corrierùn) e combattivo: «Chi pensa di intimorirmi sbaglia, l'Italia rispetta le regole la Germania col surplus no... Gliel'ho detto chiaro ai leader Ue: non possiamo continuare a vivacchiare». Ma benedetto (?) ragazzo, queste cose non poteva pensarle prima? Ora se ne accorge, quando non ne hanno potuto più delle continue (magari indecenti) richieste? Sorge così il fondato sospetto che il premier preferisca piuttosto vivacchiare in casa propria, dove immagina brulichino i gonzi e alzare la voce può sottrarre spazi a Lega e (soprattutto) Grillo. Il redde rationem del referendum è vicino, anche se il premier ancora non ha la compiacenza di dirci quanto fornendo la data, e la sua propaganda ormai alza il tiro a suon di «non c'è rivincita, ci giochiamo venti anni di futuro, con il No si ritorna a Salvini e Grillo, grazie D'Alema che ci dà una mano mettendosi dalla parte sbagliata». Profluvio di toni e accenti da campagna elettorale che sarebbero già disdicevoli per chi detiene il potere di governo, ma che diventano insopportabili se associati ai trucchi tipo quello della scheda-spot con le domandine capziose (vuoi il bene o il male? vuoi i ladri o gli onesti?). Inganni contro i quali l'azzurro Brunetta e Giorgia Meloni vorrebbero far intervenire Mattarella («Nessun imbroglio», spiega il premier al Tg2 in serata). Potrà il presidente svolgere qualche ruolo nella vicenda che vede la furbizia provinciale della Boschi sposarsi con le compiacenze della Corte di Cassazione? Si pensa di no, anche perché la formulazione delle domande è stata studiata a tavolino, in Parlamento, così che Renzi già due mesi fa, in tv, potesse cominciare a dire che «vincerà il Sì, non appena gli italiani avranno modo di leggere la scheda referendaria». Lo ricorda bene Brunetta, denunciando la premeditazione.

Così anche l'attacco sferrato contro i grillini, e in particolare il loro punto debole Raggi («Hai sbagliato mestiere»), ha dell'incredibile, considerato che Renzi aveva esordito con «non voglio polemizzare, niente ironia, va aiutata». Ma brucia troppo il «no» alle Olimpiadi. «Non si fermano le grandi opere, si fermano i ladri», tuona Matteo dal palco del teatro di Prato dove, viste le contestazioni che lo accolgono ovunque, è costretto a riparare. «Quei soldi ora vanno alle periferie di Parigi e Los Angeles, mi piange il cuore per i posti di lavoro persi...», spara con l'ennesima faccia tosta. Ha ragione: si fermano i ladri. Ma, gli antichi consigliano, anche i bugiardi.

A volte basta un «no».

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