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E Verdini prevede: "Dopo questa intesa cadrà il governo"

La profezia di Denis Verdini

E Verdini prevede: "Dopo questa intesa cadrà il governo"

Roma - Il governo ha le ore contate. Un vaticinio tutt'altro che ottimista quello lanciato dal senatore Denis Verdini. Il leader di Ala-Scelta civica non ha dubbi che il primo e più immediato effetto dell'accordo sul nuovo sistema elettorale sarà la caduta dell'esecutivo guidato da Paolo Gentiloni. Il fatto che i grandi partiti si stiano accordando verso una sorta di modello tedesco dovrebbe senza meno far infuriare i piccoli partiti. Proprio come quello guidato dal senatore toscano. Questi, tuttavia, sa offrire il suo sorriso migliore a chi gli chiede cosa ne pensa del sistema tedesco proposto da Forza Italia. «Per principio saremmo per una legge di impianto maggioritario, ma ci adeguiamo alle situazioni». Insomma il senatore toscano sfoggia verso i cronisti che lo incalzano un sorriso tutt'altro che di circostanza. Lo incalzano anche per sapere cosa ne pensa del cosiddetto «nuovo Nazareno», il patto che legherebbe Renzi a Berlusconi proprio sul nuovo sistema elettorale. Lui che era stato se non l'ideatore almeno uno degli ispiratori più influenti del patto sancito nel gennaio di tre anni fa, resta convinto si tratti di una buona idea. «D'altronde - spiega - il proporzionale che si ispira al modello tedesco è un proporzionale che sancisce la vittoria di un governo di coalizione». Insomma un po' come la grosse Koalitione che proprio Verdini prefigurava tre anni addietro quando vedeva Berlusconi entrare negli uffici del Nazareno. «Certo questo sistema - aggiunge - ci penalizza. È inutile nascondersi dietro un dito: la soglia di sbarramento al cinque per cento finirebbe per essere una mannaia micidiale sia nei nostri confronti che in quelli degli altri piccoli partiti». E aggiunge che questo sbarramento così alto non è che un «maggioritario camuffato» visto che regala voti e parlamentari ai partiti maggiori. Alla fine, l'unica cosa sicura è che l'accordo Berlusconi-Renzi sancirebbe la fine del governo Gentiloni.

«È un esecutivo già morto - commenta ironico Verdini - Certo spetta al capo dello Stato decidere se e quando sciogliere le Camere, ma un accordo oggi sulla riforma elettorale equivale a una futura e quasi immediata chiamata alle urne».

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