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Ecco come cambiano le pensioni

Il piano: dall'uscita anticipata all'aumento delle minime. Sul piatto 2 miliardi

Ecco come cambiano le pensioni

Roma Il governo è pronto a giocarsi la carta pensioni anche in ottica referendum. Ieri, a margine del Workshop Ambrosetti di Cernobbio, il ministro del Lavoro, Giuliano Poletti, ha sostanzialmente confermato che sul piatti ci sono 2 miliardi di risorse. «L'aspirazione è fare il massimo, poi bisogna tenere conto della contabilità pubblica e quindi delle compatibilità», ha detto il ministro sottolineando che «le pensioni minime, l'anticipo pensionistico e le ricongiunzioni onerose sono i cardini su cui intervenire».

È chiaro come tutto sia demandato al confronto con i sindacati che prenderà il via domani (anche se sul tema lavoro, mentre il capitolo previdenziale è in agenda negli incontri fissati per il 12 e il 21 settembre). L'ipotesi circolata di un decreto che possa addirittura anticipare la legge di Bilancio fa comprendere come questa leva sia considerata determinante per la stessa sopravvivenza politica dell'esecutivo. Anche se i rappresentanti dei lavoratori vorrebbero uno stanziamento di almeno 2,5 miliardi, l'apertura di Poletti, sostenuta anche dal viceministro dell'Economia Enrico Morando, dimostra come la volontà di accorciare le distanze con Cgil, Cisl e Uil sia concreta.

Per l'anticipo pensionistico l'obiettivo è limitare l'impegno a massimo 500 milioni, appoggiandosi da una parte al sostegno delle imprese per le ristrutturazioni aziendali e dall'altro alla previdenza integrativa (vedi box sotto). L'esecutivo stima una platea di persone interessate pari a 350mila unità il primo anno e 150mila nei successivi in quanto i percettori di assegni di entità elevata non dovrebbero essere particolarmente attratti da questa possibilità, non essendo destinatari di particolari benefici. Va detto anche che all'Unione Europea questo progetto non piace né poco né punto in quanto se le adesioni fossero massicce, configurerebbero un incremento del debito pubblico. Di qui la scelta «cerchiobottista dell'esecutivo». La trattativa con Bruxelles è comunque in corso.

Circa 800 milioni di euro, invece, dovrebbero essere destinati alle pensioni basse. Si tratta delle risorse necessarie per raddoppiare i beneficiari della «quattordicesima» da 1,2 a 2,4 milioni di pensionati alzando l'asticella fino a 16mila euro lordi annui. Se, invece, si optasse per un'estensione della no tax area a 8.124 euro come per i lavoratori dipendenti la spesa sarebbe di soli 250 milioni. In questo modo si liberebbero risorse per effettuare altri interventi come un aumento parziale delle pensioni minime, un capitolo che se affrontato in maniera generalizzata costerebbe circa 4 miliardi. Il parametro da utilizzare dovrebbe essere l'Isee, ma è ben chiaro che l'indice della situazione economica delle famiglie si presterebbe alle polemiche di chi, pur avendo un reddito basso è proprietario, dell'immobile in cui vive.

Meno il governo spenderà per l'Ape e per le minime più denari saranno disponibili per il terzo pilastro dell'intervento ossia le ricongiunzioni gratis dei contributi versati. Anche se di importo contenuto in fase iniziale (90 milioni), a regime la misura che consentirebbe a molte persone di uscire anticipatamente dal lavoro potrebbe costare fino a 500 milioni.

Questo, però, comprometterebbe altre misure come quelle sui lavori usuranti e per i lavoratori precoci che hanno cominciato prima dei 14 anni e che vorrebbero andare in pensione prima dei 62 anni previsti dalla legge.

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