Politica

«Ecco come ho fermato il boia islamico del tir»

Frank, 50 anni: «Ero pronto a morire»

Nino Materi

Lo scoop - anzi, l'exclusif - del quotidiano francese Nice-Matin (con sede a Nizza), ha il volto segaligno e la barbetta, curatamente incolta, di Frank; è lui, le héros au scooter, che racconta: «J'étais prêt à mourir pour l'arrêter».

Quello compiuto da Frank è stato un gesto grandioso, che è servito a ridurre le vittime della tragedia lungo la Promenade de Anglais.

La scena l'ha vista tutto il mondo: un motociclista che, mentre Mohammed Bouhlel sta seminando morte alla guida del suo tir maledetto, si accosta alla cabina del camion, si arrampica, cerca di colpire il guidatore-killer. Il sicario jihadista non si aspetta quella reazione, è costretto a decelerare: una manovra che consente ai poliziotti di far fuoco, uccidendo lo stragista. Ora sappiamo che il motociclista eroe si chiama Frank, ha 50 anni, e il 14 luglio scorso, come altre migliaia di persone, aveva appena finito di vedere i fuochi d'artificio. Subito dopo si scatena l'inferno nero che si materializza nel camion bianco di Bouhlel, trasformato in falciatrice di esistenze innocenti.

Il frame in cui Frank si lancia contro il finestrino dei veicolo è già entrato nella videoteca degli attentati più sanguinari, ma nessuno sapeva chi ne fosse il protagonista buono; addirittura si era sparsa la voce che fosse morto schiacciato dalle ruote del «bisone» o colpito da uno dei proiettili esplosi dal terrorista islamico. Invece Frank è vivo e ha raccontato la sua storia a Nice-Matin.

Dipendente dell'aeroporto di Nizza, Frank è «un uomo alto e magro con una barba corta, non certo un fisico da atleta». Al giornale ha riferito che «era pronto a morire pur di fermare Bouhlel». Quella sera aveva fatto tardi per vedere i fuochi e stava dirigendosi in moto con la moglie verso la Promenade per prendere un gelato.

«Quando siamo arrivati - testimonia Frank al giornale nizzardo - c'era gente che correva dappertutto e a un certo punto è arrivato il camion. Ho ancora in testa le immagini dei corpi che volavano ovunque. Non ci ho pensato un secondo, ho fatto scendere mia moglie e mi sono lanciato all'inseguimento. Il tir si stava infatti dirigendo verso Place Massena, dove c'era mio figlio».

Il «film» prosegue sempre più drammatico: «Volevo fermarlo a ogni costo. Ero in uno stato alterato ma anche lucido. Durante l'inseguimento sono caduto, ma mi sono rialzato. E infine sono riuscito ad aggrapparmi alla cabina del tir. Con la mano ho cominciato a colpire sul viso il terrorista. Bouhlel ha tentato di sparare contro di me, ma l'arma si è inceppata e allora mia ha colpito sulla testa con il calcio della pistola facendomi cadere a terra. A questo punto è partita una sparatoria fra la polizia e Bouhlel, che è stato ucciso».

Secondo diverse testimonianze è stato proprio il gesto eroico di Frank a rallentare il camion, permettendo agli agenti di uccidere il terrorista. Frank in quei terribili istanti avrebbe potuto morire non una volta, ma decine di volte. Miracolosamente, invece, se l'è cavata con una costola rotta. Il municipio di Nizza sta pensando a come mostrargli la riconoscenza della città. Lui si limita a dire: «Sì, ho rischiato la vita. Ma sono orgoglioso di averlo fatto».

Grazie Frank.

Commenti