Cronache

Ecco i "Monuments Men" del Vaticano: cercheranno i capolavori rubati in chiesa

Una task force in difesa dell'arte sacra. Primo obiettivo: ritrovare il Caravaggio trafugato a Palermo nel 1969

Ecco i "Monuments Men" del Vaticano: cercheranno i capolavori rubati in chiesa

Non hanno una divisa militare come i «Monumens Men» - i salvatori di opere d'arte sottratte alla furia dei nazisti descritti nel film di George Clooney - ma lo spirito è lo stesso: una task force per recuperare i capolavori dai luoghi sacri. E per questo non potevano non scendere in campo anche gli uomini di chiesa che oggi parteciperanno nella «Sala Vasari» del Palazzo della Cancelleria del Vaticano alla giornata di studi oganizzata dal dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale della Santa Sede. L'occasione è la presentazione del dossier raccolto dalla Commissione parlamentare antimafia sulla «Natività» del Caravaggio rubata nell'Oratorio di San Lorenzo, a Palermo 49 anni fa. Un furto tanto clamoroso quanto misterioso in cui leggenda e verità si mischiano in un giallo alla Dan Brown. Non è stato mai accertato se furono dei ladri che poi passarono l'opera alla mafia o fu proprio Cosa Nostra a commissionare il colpo. La tela della «Natività con i Santi Lorenzo e Francesco d'Assisi» (dipinta nel 1609 da Caravaggio nel periodo della sua fuga in Sicilia) fu asportata dalla cornice con una lametta e - si narra - «tagliata a pezzi» per poi «essere rivenduta a un trafficante d'arte». Ma questa è solo una delle tante ipotesi. Sta di fatto che da mezzo secolo del capolavoro non si sa più nulla: distrutto? O ancora nascosto da qualche parte, magari in casa di un insospettabile? È quanto si propone di scoprire la squadra di esperti che ieri si è ritrovata in Vaticano. Tre anni fa il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, volle essere presente nell'Oratorio di San Lorenzo in occasione del «disvelamento» di una copia del dipinto realizzata da una società di fama mondiale specializzata in falsi d'autore.

Intanto due mesi fa la Procura di Palermo ha riaperto l'inchiesta sul furto della celebre opera caravaggesca che, ormai da mezzo secolo, figura nella top ten delle più ricercate dall'Fbi. A ridare impulso all'indagine giudiziaria sono stati proprio dati dalla Commissione Antimafia che oggi illustrerà in Vaticano il suo lavoro. Paradossale come al centro di un giallo che ruota attorno a un quadro di inestimabile valore ci sia un personaggio di basso cabotaggio: il pregiudicato palermitano Guido De Santis, indicato da alcuni collaboratori di giustizia come «uno degli autori materiali del furto»; De Santis sarà ora interrogato dai pm che hanno riaperto il caso, non escludendo che la tela possa essere stata trafugato da balordi, poi subito «intercettati» dai boss Stefano Bontade e Tano Badalamenti che lo avrebbero esibito nei rispettivi covi, ignari probabilmente di cosa avessero attaccato al muro. In una nota stampa il Vaticano informa che l'appuntamento di oggi «è organizzato un mese dopo il passaggio di Papa Francesco a Palermo per onorare il Beato Giuseppe Puglisi, il sacerdote ucciso da Cosa Nostra nel 1993 a Palermo». Il comunicato inserisce l'appuntamento «nelle attività per la giustizia, contro la corruzione e le mafie, della task force internazionale del dicastero denominata Michelangelo For Justice, che ha avviato i suoi lavori il 15 giugno 2017, in Vaticano».

All'incontro di oggi partecipano l'arcivescovo Silvano Tomasi, la ex presidente della Commissione parlamentare Antimafia, Rosy Bindi, lo storico dell'arte Claudio Strinati, il filosofo Vittorio Alberti e il Generale di brigata Fabrizio Parrulli, comandante del Nucleo tutela patrimonio culturale dell'Arma dei carabinieri.

Il furto di opere d'arte e reperti archeologici è uno dei più diffusi al mondo, un business che trova spesso l'«intermediazione» delle mafie: circa il 30 per cento dei colpi messi a segno dai ladri di capolavori appartene a chiese, conventi e istituti religiosi. Un tesoro «benedetto».

Ma solo dalla criminalità.

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