Elezioni Politiche 2018

Ecco la minaccia (fantasma) del fascismo. CasaPound non va oltre lo zero virgola

Le leggi, gli appelli, le manifestazioni contro il "pericolo nero" evocato dalla sinistra si dimostrano un bluff. Smascherato dal risultato delle urne

Ecco la minaccia (fantasma) del fascismo. CasaPound non va oltre lo zero virgola

La minaccia fantasma sfiora il punto percentuale. In una campagna elettorale atipica, aspra nei toni e più ricca di polemiche che di contenuti e programmi, qualcuno ha finito per ricoprire un ruolo abnorme, riportato a una dimensione terrena proprio dal voto, quello vero.

Sono loro, i «fascisti», il «pericolo nero». Evocato, esorcizzato, esaltato. Quasi sempre a sproposito. E così ora che la propaganda è finita, sembra sgonfiarsi pure la bolla della minaccia alla democrazia. Una minaccia fantasma, appunto. Nata tra gli spari di Luca Traini, a Macerata, pochi giorni dopo il terribile omicidio di Pamela Mastropietro, e subito cavalcata per motivi elettorali.

Lo stesso Matteo Renzi ha provato a vestire i panni del Cavaliere Antifa, per risollevare una popolarità decisamente in caduta libera, e anche se l'ha fatto invano il suo esempio è stato seguito da molti. Professionisti del settore, come Laura Boldrini che, con l'appoggio di Pietro Grasso, chiedono lo scioglimento di formazioni e associazioni di ispirazione fascista. Appelli di intellettuali. E accuse incrociate di violenze. Che poi alle cronache restino per certe le brutali aggressioni subite a Catania da un militante di Forza Nuova e a Livorno da un attivista di CasaPound che attaccava manifesti, è un dettaglio che non poteva rovinare una narrazione che, tanto, con la realtà aveva ben poco a che vedere. Con la realtà, invece, hanno a che vedere eccome le fredde cifre delle preferenze. Quelle che stando a proiezioni ed exit poll disegnano - al di là di crescite di consenso, e di risultati deludenti o soddisfacenti per chi partiva da zerovirgola - percentuali per le sigle del «pericolo fascista» che restano marginali.

Se la cava Casapound, che nel 2013 al suo esordio alle politiche si era fermata a 0,14 alla Camera (0,13 al Senato), e che le proiezioni accreditano di un risultato vicino all'1 per cento (0,9). Davanti alla Lorenzin, a Insieme e ad Adinolfi, con una crescita vistosa rispetto al «battesimo»: ma certo l'exploit non porta con sé l'odore di una seconda marcia su Roma. In fondo Simone Di Stefano, candidato premier di Cpi, ne era consapevole, e non ha nascosto l'irritazione per l'ostracismo subito. «Votateci anche solo per vedere la faccia dei nostri avversari se dovessimo entrare in Parlamento, la faccia di Boldrini, Grasso, Renzi, e di tutti coloro che ci attaccano di continuo», aveva commentato.

Se Casapound ha conquistato un posto nei primi exit poll a Forza Nuova, nella notte elettorale, non è restato che rimanere tra gli «altri» non meglio specificati. Fn, peraltro, nel clima di caccia alle streghe fascista ci si è calata un po' troppo da protagonista, giocando allo stesso gioco degli antifa e offrendosi, per esempio, di pagare le spese legati al pistolero di Macerata, Traini, prima di fare dietro-front. Un dato è sicuro. Leu, Potere al Popolo, Cpi e Italia agli Italiani, gli «estremi» protagonisti volenti o nolenti dell'«emergenza fascismi» in campagna elettorale, sommati tutti insieme «pesano» poco più del 5 per cento. Un italiano su venti. Alla faccia dell'emergenza.

MMO

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