L'appunto

Ecco perché Matteo ha bisogno di Silvio

È piuttosto evidente quanto e come nelle ultime settimane Matteo Salvini abbia preso ad aggiustare la rotta

Ecco perché Matteo ha bisogno di Silvio

Parlare di strambata o inversione a “U” sarebbe certamente eccessivo. Ma è piuttosto evidente quanto e come nelle ultime settimane Matteo Salvini abbia preso ad aggiustare la rotta. In primo luogo sull'immigrazione, dove l'atteggiamento dell'Europa e del Papa gli hanno imposto una linea più morbida, così da evitare di ritrovarsi schiacciato su posizioni che sarebbero risultate troppo estreme. Dopo è toccato al rapporto con Forza Italia, con il leader del Carroccio che ha messo da parte l'approccio aggressivo nei confronti di un possibile dialogo con Silvio Berlusconi. Non solo Salvini ha smesso di puntualizzare a ogni pie' sospinto che l'intesa con Forza Italia è incidentale e non essenziale e che la Lega va comunque avanti da sola, ma ha pure iniziato a guardare con interesse all'ex premier. Che, ovviamente, si è rifatto con gli interessi dell'approccio un po' spavaldo del segretario del Carroccio.

È evidentemente, il segno dei tempi. Di un Salvini che dopo aver tenuto altissima l'asticella sui temi caldi del momento deve essersi reso conto che per averla vinta nel lungo periodo serve un approccio più da fondista. Che, tradotto in politichese, significa la sponda dell'area di centro. Ecco perché ha cercato un sostegno azzurro alla serrata di tre giorni annunciata per inizio novembre contro il governo Renzi. L'idea risale a Ferragosto e fu lanciata da quel di Ponte di Legno, per un ventennio il teatro estivo dei celebri comizi estivi di Umberto Bossi. Passato un mese Salvini non pare troppo cavalcare la protesta, soprattutto dopo che è caduto nel vuoto l'appello a Forza Italia (prima era stato a M5S) ad unirsi alla serrata. Un po', certo, conta il fatto che enfatizzare troppo i tre giorni di protesta equivarrebbe ad esporsi mediaticamente ad un probabile flop. Ma la sensazione è anche che Salvini, ormai da un mese a questa parte, stia limando toni e prese di posizione. Certamente in una prospettiva di lungo periodo, perché le Politiche non dovrebbero tenersi a breve e il leader leghista è consapevole che alla lunga rischia di bruciarsi e magari dover cedere il passo a un profilo più moderato (si fa già il nome del governatore del Veneto Luca Zaia).

Ma chissà che non guardi anche al futuro prossimo, magari alle Amministrative 2016 dovesse decidere di giocarsi la partita come candidato sindaco di Milano.

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