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Gli economisti smontano la patrimoniale dell'Ocse: le tasse frenano la crescita

Studio italiano su una rivista internazionale: inutile colpire la casa, non stimola lo sviluppo

Gli economisti smontano la patrimoniale dell'Ocse: le tasse frenano la crescita

Che l'Ocse ritiri tutti gli inviti a introdurre una patrimoniale in Italia sarà difficile. Gente orgogliosa gli economisti. Ma d'ora in poi sarà più difficile per l'organizzazione di Parigi fare passare come verità assoluta il mantra contenuto in tutte le raccomandazioni al Belpaese: tassate i patrimoni, a partire dalla prima casa e utilizzate le nuove entrate per alleggerire la pressione fiscale sul lavoro.

Di conseguenza, sarà un po' più difficile per i politici pro tasse nostrani sostenere che la strada per lo sviluppo passi per una stangata fiscale sui patrimoni.

La novità è che uno studio made in Italy che contesta l'approccio dell'Ocse bollando come «non robusta» l'ipotesi di partenza è stato pubblicato da una autorevole rivista internazionale. A darne notizia ieri è stato il principale autore, l'economista Riccardo Puglisi. «L'articolo Tax Policy and Economic Growth: Does It Really Matter? con Donatella Baiardi, Paola Profeta e Simona Scabrosetti - sul fatto che la visione dell'Ocse sugli effetti di crescita del mix tra le diverse imposte non sia per nulla robusta - è stato accettato per la pubblicazione su International Tax and Public Finance».

In sintesi, gli economisti di Parigi, ma anche quelli del Fondo monetario internazionale e della Commissione europea sono convinti che si possa favorire l'economia di un Paese non abbassando la pressione fiscale, ma rimodulando il mix di tasse e imposte. Alzandone alcune, in primo luogo quelle sulla casa, e abbassandone altre, quelle sul lavoro.

La base scientifica di questa affermazione è un articolo dell'economista Ocse Jens Arnold datato 2011 e intitolato Tax policy for economic recovery and growth.

Base poco solida, secondo gli economisti italiani che bollano il suo approccio del tax mix come «non robusto». Gergo accademico per dire che è ad alto rischio di balla. «Basta cambiare qualcosa e il risultato che vogliono dimostrare, non c'è più», spiega Puglisi. Quella dell'Ocse «è la linea Monti-Padoan, - aggiunge l'economista - secondo cui è una bella idea colpire gli immobili perché la tassa sul mattone è la meno nemica della crescita».

Peccato che a parità di gettito non sia possibile dimostrare che il fisco può stimolare la crescita. Per favorire lo sviluppo le tasse vanno abbassate. Punto. Per contro, aumentare le tasse sui patrimoni, «nel breve fa male alla crescita. Nel lungo termine non fa niente».

Come se non bastasse, su queste idea a dir poco fragile del «tax mix» le tre organizzazioni internazionali basano la gran parte dei consigli che danno ai governi. E questo pressing, basato su un'idea come minimo dubbia, su alcuni paesi rischia di fare breccia. In particolare in Italia.

Il presidente di Confedilizia Giorgio Spaziani Testa punta spesso il dito contro «le idee confuse dell'Ocse» sulla tassazione immobiliare in Italia. Anche perché la patrimoniale sul mattone è già stata introdotta da Monti e Letta. E da allora di sviluppo economico se n'è visto poco.

Ufficialmente ora nessun partito propone la patrimoniale, ma la tentazione potrebbe spuntare se e quando ci sarà da finanziare qualche policy di bandiera. Niente di più facile che prendere soldi dalle case degli italiani.

Anche se oggi sappiamo che le basi teoriche per farlo sono fragili.

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