Politica

«Effetto Stacchio», il Veneto si arma

Dopo il caso del benzinaio di Vicenza, boom di iscrizioni ai poligoni: vogliono la pistola anche le casalinghe

Nessun novello garibaldino, né tantomeno, all'opposto, qualche nostalgica secessionista camicia verde. Il Veneto (e non solo) si arma, Ma non per partire in guerra. Per paura, per difesa.

Lo hanno gia definito «effetto Stacchio» - dal nome del benzinaio che 2 mesi fa, in provincia di Vicenza, uccise un bandito nomade durante una rapina-, fatto sta che ciò che accade nella serafica Treviso potrebbe considerarsi perfetto «exit-poll» di ciò che contemporaneamente succede, o è destinato ad accadere, anche nel resto dell'ex Belpaese. Il ricorso al fai dai te di fronte a uno Stato assente. Mai fu così in voga il vecchio detto «meglio un brutto processo che un bel funerale». Così oggi a fare affari non sono soltanto mastri fabbri, esperti in blindature a allarmi vari, ma soprattutto gli armaioli. Cresce la vendita di pistole da tiro così come il numero di iscritti ai poligoni.

Ecco il termometro dell'insicurezza, del nostro senso d'abbandono. A decidere di «farsi la rivoltella» c'è un campionario della nostra civilissima e dimenticata società civile: dal pensionato alla casalinga; dall'architetto al funzionario pubblico; dall'artigiano al geologo; dal professionista al medico della mutua, fino al politico o al disoccupato. Tutti in fila per sparare contro una sagoma di cartone. Nella speranza che mai debba essere umana, ma almeno con la consapevolezza di potersi, qualore fosse il caso, difendere. A Treviso le semiautomatiche più gettonate pare siano le calibro nove. Trecento nuove tessere in pochi mesi dall'inizio dell'anno al poligono, le iscrizioni ai corsi di tiro hanno già superato il numero raggiunto lo scorso anno, ovvero 200, le licenze di porto d'arma richieste nel 2014 sono state 300 in questi primi mesi del 2015. Insomma un boom- che riguarda più o meno tutte le provincie venete-, numero direttamente proporzionale alla percezione del pericolo.

«Qui lo Stato non c'è – confessa ruvido il presidente del poligono di Tiro Lucio Zorzo,–, chiamare i carabinieri è inutile, quando arrivano è già troppo tardi». Era dal 2007, dopo il delitto di Gorgo al Monticano, che non si registrava un picco così alto di iscrizioni, molte delle quali dettate dalle paure di chi in chi si è visto svaligiare, magari più di una volta, la propria abitazione. O rapinare in pericolosi faccia a faccia coi banditi.

«Avere un'arma costa meno di un impianto d'allarme – precisa Zorzo – e in questo periodo molte persone sentono la necessità di proteggersi e vogliono avere una pistola in casa. Noi non incentiviamo nessuno, anzi. Ma è sotto gli occhi di tutti che la richiesta sia aumentata: negli ultimi sei mesi abbiamo avuto circa un terzo di persone in più ai nostri corsi». Al poligono in Fonderia hanno così cominciato a presentarsi facce nuove, quelle di uomini e donne, gente qualunque oggi angosciata, sfiduciata, soprattutto dimenticata dalle istituzioni preposte a proteggerci.

Ultimo «avviso» ai naviganti: ricordarsi, che da noi, la legittima difesa di fatto, per i magistrati, si trasforma quasi sempre in reato.

A meno che, nel frattempo, non si finisca cadaveri.

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