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Effetto zucchine: l'inflazione sale. Regalo a tempo per l'esecutivo

Effetto zucchine: l'inflazione sale. Regalo a tempo per l'esecutivo

Roma - Il caro zucchine potrebbe agevolare i conti pubblici. Ieri l'Istat ha diffuso l'indice nazionale dei prezzi al consumo di gennaio, che registra un aumento dello 0,3% rispetto al mese precedente e dell'1,0% nei confronti di gennaio 2016. La stima preliminare era +0,9%. Quindi un'inflazione più alta del previsto, soprattutto grazie alla componenti merceologiche i cui prezzi presentano maggiore volatilità. Si tratta, spiega l'istituto di statistica, dei beni energetici non regolamentati (comprendono i carburanti per gli autoveicoli, i lubrificanti e i combustibili per uso domestico non regolamentati; +9,0%, da +2,4% del mese precedente) e soprattutto degli alimentari non lavorati (+5,3%, era +1,8% a dicembre). In altre parole frutta e verdura. I vegetali freschi sono aumentati del 14,6% e la frutta fresca dello 0,9%. L'inflazione è in crescita anche nel resto dell'Europa: più 1,8% annuo in gennaio, contro il +1,1% di dicembre, nell'Eurozona.

Una buona notizia per i conti pubblici, visto che l'inflazione bassa è uno degli elementi che ha reso il nostro debito sempre meno sostenibile, come ha più volte denunciato il ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan.

Ma questo vantaggio non potrà che essere annullato dall'aumento dei tassi sul debito pubblico italiano, sul quale anche la Commissione europea ha puntato i riflettori nel rapporto di ieri.

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