Politica

Egitto, anniversario di sangue E in Nigeria fanatici all'attacco

A 4 anni dalla Primavera, 15 morti negli scontri al Cairo Boko Haram assalta una grande città, presa base militare

Un anniversario di sangue. Quasi a voler dimostrare che la Primavera araba esplosa quattro anni fa resta un'illusione mentre l'inverno imperversa su Egitto e Medio Oriente. È di 15 morti e 35 feriti il bilancio degli scontri tra manifestanti e forze dell'ordine nel giorno del ricordo della rivolta anti-Mubarak. L'uccisione di Shimaa al Sabbagh, 35 anni, attivista del Partito dell'Alleanza popolare socialista colpita sabato da un proiettile di gomma a 8 metri di distanza - troppo pochi per non provocarne la morte - diventa la prova e il simbolo della violenza delle forze di polizia che ieri hanno provocato altre vittime non solo in due sobborghi del Cairo, Matareya e Ain Shamsal, ma anche ad Alessandria, dove un attivista è stato ucciso durante una protesta dei Fratelli musulmani proprio contro i «poliziotti teppisti». Secondo le forze di sicurezza «l'uomo era armato di mitra e aveva sparato» mentre altri due presunti terroristi sono rimasti uccisi a Beheira nell'esplosione di un ordigno.

Non c'è pace nel mondo islamico, dall'Egitto alla Nigeria. Mentre il Giappone piange uno dei due connazionali, Haruna Yukawa, 42 anni, rapito e decapitato dai tagliagole dello Stato islamico e lavora con la Giordania per evitare la stessa sorte all'altro sequestrato, il giornalista Kenji Goto, i fondamentalisti del gruppo Boko Haram attaccano la città di Maiduguri, capitale dello Stato nord-occidentale del Borno, e prima di essere respinti dall'esercito nigeriano danno alle fiamme interi villaggi, sgozzano donne e bambini lasciandosi alle spalle decine di morti. È una strage anche nello Stato nigeriano di Adamawa dove testimoni raccontano che i fondamentalisti hanno tagliato la testa, anche ai più piccoli, «come agnelli». Conquistata la città di Monguno e la sua base aerea militare, l'esercito di fanatici combatte ancora in altre città proprio nel giorno in cui il segretario di Stato americano John Kerry si trova in visita nella capitale, a Lagos, per una visita sul futuro politico del Paese a tre settimane dalle elezioni presidenziali e legislative più indecise da quando la Nigeria è tornata alla democrazia nel 1999. Il rappresentante della diplomazia statunitense ha incontrato il presidente Goodluck Jonathan e i suoi principali rivali dell'opposizione e ha promesso di fare di più per sconfiggere la violenza di Boko Haram, che pure ieri ha liberato 192 delle 200 ragazze rapite nei mesi scorsi nello stato di Yobe.

Di emergenza in emergenza. Anche in Libia, dove ormai da diverso tempo regna il caos, ieri l'inquitante rapimento del viceministro degli Esteri Hassan al-Saghir. Uomini armati sono entrati nella sua camera d'albergo a Beida, nell'est del Paese, dove ha sede il governo riconosciuto dalla comunità internazionale ed è stato condotto in una località sconosciuta. Il gesto non è stato ancora rivendicato. Ma è una sveglia che suona per l'Europa, praticamente inerme di fronte al caos libico e ora alle prese con le misure anti-terrorismo da adottare dopo le stragi di Parigi.

«Abbiamo bisogno che questa Europa sappia fronteggiare la sfida lanciata dal terrorismo con tutta la necessaria determinazione - dice la presidente della Camera Laura Boldrini - ma senza dare ascolto agli interessati profeti dello “scontro di civiltà” e senza cedere un millimetro sul terreno delle libertà, dei diritti e delle garanzie che hanno fatto dell'Europa un modello».

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