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Elefanti, scivoloni e amanti. Il triste declino di Juan Carlos

Poche feste, il figlio Felipe lo trascura. E lui pensa a vela e donne: ne ebbe 5mila (ma non Diana)

Elefanti, scivoloni e amanti. Il triste declino di Juan Carlos

Triste, solitario y final, il declino di Juan Carlos Alfondo Victor Maria de Borbòn y Borbòn-Dos Sicilias, che oggi compie ottant'anni e li celebra senza le pompa che si penserebbe acconcia al primo re della Spagna democratica, che ha abdicato tre anni e mezzo fa per il figlio Felipe VI.

Triste lo è davvero, perché si sente accantonato dal figlio (che lo ha espulso anche dalla Zarzuela) e dimenticato dal suo pueblo e questo dopo aver visto un paio di suoi colleghi (l'ineffabile Elisabetta d'Inghilterra e il gelido Harald di Norvegia) celebrati con ogni onore e gloria per compleanni altrettanto tondi. Solitario, perché con la moglie Sofia di Grecia vive separato da decenni e del resto anche una donna meno regale farebbe fatica a sopportare un marito tanto malandrino, l'infanta Cristina se n'è andata in Svizzera dopo le marachelle finanziare del marito Iñaki Urdangarin. E final, beh, c'è da spiegarlo?

Peccato per questa malinconia. Perché le cronache ci raccontano che «Giancarlo», nato a Roma il 5 gennaio del 1938, nella vita si è divertito parecchio e a lungo, Peter Pan con lo scettro. Vela e donne, come un qualsiasi soggetto «da circolo» dei Parioli (quartiere dove vide la luce). Vela, quindi: si tolse lo sfizio di partecipare alle olimpiadi di Monaco 1972 nella classe Dragon (arrivò 16°, il figlio Felipe fu 6° nel Soling a Barcellona 1992) e ancora qualche mese fa, da augusta zavorra, ha fatto parte dell'equipaggio che a Vancouver ha vinto la Coppa del Mondo nei Sei metri.

E le donne? Don Juàn ha dispiegato per tutta la sua vita il massimo impegno nell'inseguir gonnelle, a ciò decisamente avvantaggiato dal non trascurabile blasone: chi avrebbe mai detto di no a «Su Majestad»? Una biografia non autorizzata di recente computa fin nel titolo 5mila amanti che gli si sarebbero concesse. Guarda caso il massimo dell'attività priapica l'ex monarca l'avrebbe avuto negli anni successivi al 1975, dopo la sua salita al trono. Tante donne meno una: lady Diana, che Juan Carlos corteggiò quasi da stalker quando lei era in vacanza in Spagna: lei non cedette, certo meno di altre attratta dal fascino della corona.

Un re umano, troppo umano. Che faceva suonare il cellulare alle cerimonie, faceva arrabbiare gli animalisti cacciando elefanti in Africa, capace di furie improvvise come quella che lo indusse a schiaffeggiare l'autista che lo aveva lasciato troppo lontano, lui che ormai camminava a stento e spesso inciampava. Strano crepuscolo per un re che nemmeno era destinato al trono ma fu preferito al papà Giovanni da Francisco Franco quando questi reistituì la monarchia nel 1947 e che però poté salire al trono solo a fine 1975, morto il caudillo autoincoronatosi reggente.

Due episodi: a 18 anni assistette non è chiaro con che ruolo alla morte del fratello Alfonso a Estoril per un colpo di arma da fuoco partito accidentalmente (così pare). Pochi anni dopo si riscattò salvando con coraggio e prontezza il pilota Lorenzo Bandini che stava bruciando vivo nella sua Ferrari al gran premio di Monaco 1967.

Evviva Juan Carlos, re con quale macchia ma senza paura.

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