Politica

Elezione del capo dello Stato: ecco tutti i precedenti

Cinque democristiani, due liberali, un socialdemocratico, un socialista, un tecnico e un ex comunista. Ecco chi sono i primi dodici Presidenti della Repubblica

Elezione del capo dello Stato: ecco tutti i precedenti

Giorgio Napolitano si è dimesso e a febbraio si eleggerà il dodicesimo Presidente della Repubblica dal 1948 a oggi. I primi due, Enrico De Nicola e Luigi Einaudi, sono gli unici provenienti dal Partito Liberale. I Presidenti democristiani sono stati cinque, Giuseppe Saragat è stato l'unico socialdemocratico, Sandro Pertini l'unico socialista, Carlo Azeglio Ciampi l'unico indipendente, mentre Napolitano è stato il primo ad aver militato nelle file del Pci e il primo a salire al Colle per due volte consecutive. Ecco come si sono svolte le precedenti elezioni presidenziali:

ENRICO DE NICOLA (1946-1948)

Dal 28 giugno 1946 ha ricoperto il ruolo di Capo provvisorio dello Stato ed è stato eletto al primo scrutinio dall'Assemblea Costituente con 405 voti su 556 aventi diritto. Alcide De Gasperi e Palmiro Togliatti convergono sul suo nome, dopo essersi a lungo schierati per Vittorio Emanuele Orlando il primo e per Benedetto Croce il secondo. Il primo gennaio del '48, con l'entrata in vigore della Costituzione, assume la carica di Presidente della Repubblica che conserva fino al 12 maggio dello stesso anno.

LUIGI EINAUDI (1948-1955)

Economista liberale, eletto l'11 maggio del 1948 al quarto scrutinio con 518 voti su 871 votanti. Nelle prime due votazioni a contendersi il Colle sono il suo predecessore De Nicola e il repubblicano Carlo Sforza, ex ministro degli Esteri (inizialmente sponsorizzato da Alcide De Gasperi), con più di 300 preferenze ognuno, mentre nelle ultime due i voti convergono solo su Einaudi.

GIOVANNI GRONCHI (1955-1962)

È stato il primo Presidente della Repubblica espressione della Democrazia Cristiana. Eletto il 29 aprile del 1955 al quarto scrutinio con 658 voti su 833 quando ricopriva il ruolo di Presidente della Camera. Non una prima scelta ma, grazie all’appoggio della sinistra dc, riesce a battere la concorrenza dell’allora Presidente del Senato, l’indipendente Cesare Merzagora che, malgrado il sostegno del segretario Amintore Fanfani, nel corso dei primi tre scrutini non superò mai i 245 voti.

ANTONIO SEGNI (1962-1964)

Dopo De Nicola è il Presidente della Repubblica che è stato al Quirinale per minor tempo in quanto, dopo soli due anni, fu colpito da un ictus e dovette dimettersi. La sua elezione avviene il 6 maggio del ’62 al nono scrutinio con 399 voti su 841 votanti, grazie anche ai voti decisivi dei missini e dei monarchici. Il suo principale concorrente era il socialdemocratico Giuseppe Saragat, appoggiato dalle forze di sinistra, che non va mai oltre i 337 voti.

GIUSEPPE SARAGAT (1964-1971)

Ex Presidente dell’Assemblea Costituente e fondatore del PSDI, è eletto il 28 dicembre ’64 dopo 21 scrutini con 646 voti su 927 votanti. Il candidato ufficiale della DC è Giovanni Leone, Umberto Terracini quello del PCI, mentre Fanfani dal terzo al decimo scrutinio è sempre il terzo o quarto più votato. Saragat per i primi sette scrutini ottiene sempre oltre i 130 voti, poi i suoi voti calano fino al 18esimo scrutinio per via del consenso che Pietro Nenni raccoglie nel PCI e nel PSI. Alla fine, però, col decisivo supporto della DC, che nel frattempo ha ritirato i suoi candidati, Saragat ha la meglio.

GIOVANNI LEONE (1971-1978)

È il presidente dei record. È stato il primo senatore a vita a diventare Capo dello Stato e il secondo, dopo Segni, a dimettersi anticipatamente (a causa dello scandalo Lockheed). Per la sua elezione, poi, sono stati necessari 23 scrutini. Inizialmente le votazioni sono una sfida a due tra Fanfani e il socialista Francesco Di Martino, mentre alla fine la DC punta su Leone che al 22esimo scrutinio non ce la fa per pochissimi voti. Il 24 dicembre ’78 è eletto con 518 voti su 996 votanti grazie all’appoggio determinante dei missini.

SANDRO PERTINI (1978-1985)

Dopo 16 votazioni è il primo e unico socialista a essere salito al Colle. L’8 luglio 1978 viene eletto Presidente con 832 voti su 995 votanti pari all’83,6% dei consensi che è tutt’ora la percentuale più alta. Nelle prime tre votazione, però, i più votati sono il democristiano Guido Gonella, il comunista Giorgio Amendola e il socialista Pietro Nenni.

FRANCESCO COSSIGA (1985-1992)

È la prima volta di un Presidente eletto al primo scrutinio con 752 voti su 977 votanti grazie alla convergenza di tutte le principali forze parlamentari. L’elezione avviene il 3 luglio 1985, a soli 57 anni, mentre lui ricopre la carica di Presidente del Senato. È il terzo Capo dello Stato, dopo Segni e Leone, a dimettersi prima della fine naturale del suo settennato che comunque sarebbe terminato dopo due mesi.

OSCAR LUIGI SCALFARO (1992-1999)

È il secondo Presidente del Senato in carica che diventa Capo dello Stato. Viene eletto dopo 16 scrutini il 25 maggio 1992 con 672 voti su 1002 votanti. Il suo nome nasce da un compromesso che la DC trova dopo essersi divisa tra i sostenitori di Arnoldo Forlani (che al quinto scrutinio manca l’elezione per 29 voti) e i suoi oppositori andreottiani. Ufficialmente però i candidati principali sono: Giorgio De Giuseppe per la DC, Nilde Iotti per il PDS e Giuliano Vassalli per il PSI.

CARLO AZEGLIO CIAMPI (1999-2006)

Già governatore della Banca d’Italia ed ex primo ministro di un governo tecnico, è il primo Presidente a non essere iscritto ad alcun partito e il secondo, dopo Cossiga, ad essere eletto al primo scrutinio. L’elezione avviene il 13 maggio 1999 con 707 voti su 990.

GIORGIO NAPOLITANO (2006-2015)

È il primo Presidente della Repubblica postcomunista e il primo ad essere stato rieletto. È invece il secondo senatore a vita, dopo Leone, a salire al Colle. Nel 2006 il centrodestra ha come suo candidato di bandiera Gianni Letta, mentre la sinistra non trova le giuste convergenze verso il nome di Massimo D’Alema e perciò vira su Napolitano che è eletto per la prima volta al quarto scrutino il 10 maggio 2006 con 543 voti su 990 votanti. Il centrodestra, in questo caso preferisce astenersi. Un anno fa, invece, Berlusconi e Bersani avevano inizialmente trovato un’intesa sul nome di Franco Marini che però, non godendo dell’appoggio dei renziani, ottiene solo 521 voti sui 672 necessari a raggiungere la maggioranza dei due terzi dell’Assemblea. La candidatura di Marini viene subito ritirata e al quarto scrutinio Bersani presenta Romano Prodi che viene impallinato da 101 franchi tiratori.

A quel punto il PD, non riuscendo a trovare un accordo con i grillini e con Sel che continuavano a votare il loro candidato Stefano Rodotà, vota con il centrodestra la rielezione di Napolitano che avviene al sesto scrutinio il 20 aprile 2013 con 738 voti su 997.

Commenti