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Per Elsa Fornero è sempre colpa di qualcun altro

In una lettera al Corriere l'ex ministro del governo Monti spiega che in Italia non si fanno riforme per colpa di "centri di potere"

Per Elsa Fornero è sempre colpa di qualcun altro

È sempre colpa di qualcun altro. Un dirigente, il Parlamento o i giornalisti. Questo è quello che pensa Elsa Fornero, scritto nero su bianco in una lettera apparsa oggi sul Corriere. "I centri di potere consolidati e poco trasparenti resistono ai cambiamenti" esordisce così l'ex ministro del Lavoro del governo Monti, in chiaro riferimento alla vicenda Mastrapasqua.

Il punto però ruota intorno all'Inps e al delicato sistema delle pensioni. "Come ministro mi spesi molto per rinnovare il sistema di governo dell’Inps ma non trovai appoggio in Parlamento" spiega ancora la Fornero che quindi scarica ancora una volta le responsabilità dal ministero ai parlamentari: "In Parlamento pochi mi chiedevano di preparare un provvedimento di modifica della governance altri si opponevano i molti allenati nella pratica del rinvio e dell’affossamento e non se ne fece nulla".

E i mille incarichi di Mastrapasuqa? Anche quelli non sono colpa sua: "Molte volte a Mastrapasqua se non ritenesse, per sensibilità sociale, se non in base a principi etici, di rinunciare a qualcuna di esse. Doveva sentirsi con le spalle molto coperte e sicuramente mi doveva considerare molto ingenua".

Ma il punto in cui la Fornero "piange" con più intensità sono gli esodati: "I numeri "gonfiati" (circa il doppio dei casi accertati) furono irregolarmente comunicati ai mezzi di informazione, per creare confusione e malcontento sulla riforma delle pensioni, trasformare un problema gestibile con la buona volontà e con la cooperazione in una caccia al capro espiatorio. Non si è trattato di un episodio edificante" come a dire che il governo non ha avuto responsabilità nel rovinare la vita di pensionati e lavoratori e che la colpa è solo di chi ha raccontato quello che succedeva.

Alla fine una mezza ammissione sul ruolo dei ministri "tecnici": "La vicenda non riguarda il caso di una singola persona ma un modo di esercitare il potere contro il quale un ministro tecnico non poteva avere che una scarsissima possibilità di successo".

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